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Riconoscimento facciale: siamo pronti a un futuro senza privacy?

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Questo articolo è tratto da una dichiarazione del professor Fraser Sampson, ex commissario per la biometria e le telecamere di sorveglianza del Regno Unito

Quando lo scorso anno ho concluso il mio incarico di Commissario per la Biometrica e le Telecamere di Sorveglianza del Regno Unito, il governo si stava apprestando a cancellare la scarsa legislazione esistente in questo importante ambito per la polizia. Tuttavia, le successive elezioni generali hanno portato all’interruzione di questo progetto, riportandoci al punto di partenza. E questo punto di partenza non è sostenibile.

Il riconoscimento facciale è già finito nell’agenda del Primo Ministro, ma il quadro normativo che ne consentirebbe un uso responsabile da parte della polizia rimane incompleto, incoerente e confuso.

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Le forze dell’ordine in Inghilterra e Galles hanno una storia di successo nell’adottare tecnologie innovative (come i taser, gli etilometri, il profiling del DNA, le body cam) e nel dispiegarle in modo responsabile nell’interesse di una risposta operativa più efficace alle minacce emergenti. Attualmente la legge prevede che il governo produca un Codice di Condotta per le Telecamere di Sorveglianza, che disciplina l’uso di tutti i sistemi di videosorveglianza delle aree pubbliche gestiti dalla polizia e dalle amministrazioni locali.

Questo Codice affronta espressamente l’uso del riconoscimento facciale in tempo reale, ma c’è un punto centrale su cui attirerei l’attenzione del nuovo governo: lo scopo generale. Il Codice mira a consentire l’uso della tecnologia in modo conforme alle aspettative del pubblico e a uno standard che ne mantenga la fiducia. Il Codice è un buon punto di partenza, ma non va abbastanza lontano, e le condizioni necessarie per autorizzare la polizia a utilizzare i numerosi progressi tecnologici in questo ambito critico rimangono un lavoro incompiuto.

Il dibattito sul riconoscimento facciale nelle forze dell’ordine è diventato polarizzato, ma né la demonizzazione né la feticizzazione produrranno ciò di cui c’è bisogno da ciò che è disponibile. L’affidabilità degli algoritmi di riconoscimento facciale è migliorata in modo significativo e continua a farlo. Con alcuni leader delle forze dell’ordine che riconoscono il riconoscimento facciale come una tecnologia rivoluzionaria, l’IA rappresenta un cambiamento epocale nel panorama della polizia – a livello tecnologico, giuridico e sociale – e inviterei i ministri a riesaminare la questione di come bilanciare ciò che è possibile con ciò che è permissibile e, soprattutto, con ciò che ci si aspetta.

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