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Scontro Apple vs Musi: il colosso di Cupertino blocca il ripristino dell’app

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Il mese scorso, la società dietro l’app di streaming musicale Musi ha intrapreso un’azione legale contro Apple, accusandola di violazione del contratto dopo la rimozione della sua app dall’App Store. Musi sperava di ottenere un rapido ripristino tramite un’ingiunzione preliminare, ma Apple ha risposto affermando che la richiesta dovrebbe essere respinta. Il colosso tecnologico sostiene che la rimozione sia conforme ai termini del contratto di sviluppatore, evidenziando che non è stata una decisione impulsiva.

A settembre, Apple ha rimosso Musi, un’app popolare con milioni di utenti, dal suo App Store. Questa azione ha avuto un impatto significativo, dato che Musi ha costruito il suo business principalmente sulla piattaforma iOS. La decisione di Apple non è stata del tutto inaspettata; da tempo, vari gruppi dell’industria musicale avevano cercato di ostacolare Musi, definendola un’app “parassitaria” che elude le normative.

L’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) è stata in prima linea in queste iniziative, invitando altri membri dell’industria musicale e YouTube a presentare lamentele ad Apple. Questa crescente pressione ha infine portato alla rimozione dell’app.

In risposta alla rimozione, Musi ha intentato causa ad Apple per violazione del contratto e per violazione del principio di buona fede e corretto trattamento. Secondo la denuncia presentata in una corte federale della California, Musi sostiene che la rimozione sia stata ingiustificata e richiede il ripristino immediato dell’app.

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La società ha dichiarato: “Apple ha rimosso l’app Musi basandosi su accuse non supportate da una terza parte, che non ha risposto alle comunicazioni di Musi. Peggio ancora, Apple sapeva che queste affermazioni non erano state provate.”

Il reclamo in questione proviene da YouTube, secondo Musi, il quale sostiene che Apple ha agito su una breve comunicazione da parte di “YouTube Legal” ricevuta a fine luglio. Nonostante i tentativi di Musi di discutere la questione con YouTube, non è arrivata alcuna risposta, mentre Apple ha proceduto con la rimozione.

Per Musi, questa situazione rappresenta una minaccia esistenziale. Senza la disponibilità dell’app sull’App Store, il futuro dell’azienda è a rischio. Di fronte a questa crisi, Musi ha richiesto un’ingiunzione preliminare, affermando che la rimozione ha già causato danni irreparabili e che un’ingiunzione rapida potrebbe porre rimedio alla situazione.

Musi ha dichiarato: “Rimuovendo l’app dalla sua unica piattaforma di distribuzione valida, Apple ha esiliato Musi dalla sua base di clienti, minacciando così la sopravvivenza dell’azienda.”

Apple ha risposto in tribunale, opponendosi alla richiesta di Musi per un’ingiunzione preliminare. L’azienda sostiene che i termini del contratto di licenza per sviluppatori consentano la rimozione delle app “in qualsiasi momento, con o senza motivo”. Inoltre, Apple rigetta l’argomento di Musi riguardo alla rimozione basata su un reclamo di pochi termini da parte di YouTube.

Dal reclamo della NMPA
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Apple ha sottolineato che le accuse di Musi sono infondate e che ci sono state ulteriori denunce da parte di gruppi come l’IFPI e l’associazione degli editori musicali NMPA, che hanno presentato prove dettagliate riguardo all’uso improprio delle API di YouTube da parte di Musi.

Apple sostiene che, sebbene i nuovi utenti non possano più scaricare l’app, gli utenti esistenti possono continuare a utilizzarla, permettendo a Musi di generare ancora entrate. L’azienda ha anche evidenziato che, secondo i dati pubblici, Musi avrebbe generato oltre 100 milioni di dollari in entrate pubblicitarie tra gennaio 2023 e la primavera 2024, impiegando un numero ridotto di persone.

In conclusione, Apple ritiene che non ci siano motivi validi per concedere l’ingiunzione e che la rimozione dell’app rispetti i diritti contrattuali. La battaglia legale tra Musi e Apple è destinata a essere seguita con attenzione, non solo dai titolari di diritti, ma anche da molti sviluppatori iOS indipendenti che osservano le implicazioni di questo caso. Musi deve ancora rispondere all’opposizione di Apple, ma è chiaro che la questione solleva interrogativi importanti sulla regolamentazione delle app e sui diritti degli sviluppatori.

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