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Sentenza storica: Google dichiarato colpevole di monopolio

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È in arrivo una ristrutturazione del Big Tech?

Una sentenza emessa dal giudice federale Amit Mehta ha stabilito che il gigante dei motori di ricerca Google ha violato le normative antitrust, impegnandosi in pratiche monopolistiche che violano la sezione 2 dello Sherman Act.

Secondo il giudice Mehta, nella sua corsa per diventare il motore di ricerca online dominante a livello mondiale, Google ha lavorato per ridurre al minimo il controllo pubblico e l’esposizione mediatica dei suoi sforzi per diventare il numero uno in modo illegale, attraverso accordi di leva finanziaria con altre grandi multinazionali come Apple e Samsung.

Questi accordi hanno permesso a Google di imporsi come motore di ricerca predefinito su numerosi dispositivi, un vantaggio che il giudice ha ritenuto ingiustamente limitante della concorrenza. Si stima che Google abbia sborsato oltre 26 miliardi di dollari nel 2021 per assicurarsi lo status di motore di ricerca predefinito su vari dispositivi, una pratica criticata dal tribunale per la mancanza di una giustificazione legittima.

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Anche se la sentenza non prevede punizioni immediate per Google, essa suggerisce che il colosso tecnologico potrebbe trovarsi in difficoltà in futuro. Google dovrebbe infatti fare appello contro la decisione, il che potrebbe portare alla definitiva archiviazione del caso.

L’Attorney General della Carolina del Nord, Josh Stein, ha elogiato la sentenza del giudice Mehta, definendola “la più grande vittoria antitrust di una generazione”. Secondo Stein, se Google dovesse affrontare una maggiore concorrenza in futuro, i costi della pubblicità online diminuirebbero, il che sarebbe un vantaggio per i consumatori.

Questa causa rappresenta solo uno degli elementi di un mosaico legale più ampio che i governi di tutto il mondo stanno utilizzando per cercare di regolamentare il mondo del Big Tech, spesso criticato per i suoi comportamenti monopolistici e la mancanza di trasparenza.

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