Serie A senza campioni? La colpa è della pirateria, ovvio!

Secondo Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, il motivo per cui in Italia non vediamo più campioni con la bacchetta magica tra i piedi non è il calciomercato, non sono gli stadi fatiscenti, non è la gestione discutibile dei club. No. È colpa… della pirateria!
Sì, avete capito bene: quei milioni di italiani che si guardano le partite in streaming con due minuti di ritardo e la qualità da VHS anni ’90 starebbero togliendo al nostro calcio la possibilità di comprare nuovi Messi, Ronaldo o Mbappé. Altro che bilanci sballati, plusvalenze da manuale Cencelli e dirigenti che si muovono come in una puntata di “Camera Cafè”.
“La pirateria ci ruba 300 milioni l’anno, soldi con cui non possiamo più comprare campioni”, ha detto De Siervo.
Traduzione: se tu guardi Sampdoria-Frosinone su un sito losco con pop-up che ti vendono scarpe dimagranti, stai impedendo all’Inter di prendere Mbappé.
Geniale, no?
La scusa perfetta
Invece di ammettere che gli stadi cadono a pezzi, che in Premier League incassano il triplo perché hanno un prodotto venduto meglio, e che da noi il prezzo degli abbonamenti è folle rispetto agli stipendi medi, è molto più semplice puntare il dito contro “il pirata cattivo”.
Peccato che, anche senza pirateria, i campioni preferiscano stipendi d’oro e progetti sportivi solidi altrove. Ma guai a dirlo, meglio pensare che CR7 non sia tornato alla Juve perché un tizio di Cosenza guardava le partite su un sito con dominio .xyz.

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Lo stadio da 43 gradi
Non contento, De Siervo ha tirato fuori anche la questione stadi:
“Le telecamere devono avere l’inclinazione ottimale di 43 gradi”.
Perché, si sa, se uno stadio ha 42 o 44 gradi di inclinazione, Messi chiama subito il procuratore e dice: “No ragazzi, io a Bologna non ci vengo”.
Morale della favola
La verità è che la Serie A non è povera per colpa della pirateria, ma per colpa di decenni di gestione da bar sport. Dirigenti che credono ancora che “i soldi veri arrivano vendendo i diritti tv agli stessi che si lamentano ogni anno del prezzo”, stadi vecchi che sembrano parcheggi, e un marketing fermo agli anni ’90.
E allora, caro De Siervo, se non riusciamo più a comprare campioni, non è perché un ragazzino di Bari guarda la partita gratis sul cellulare. È perché chi governa il nostro calcio continua a pensare che basti dare la colpa agli altri per coprire i buchi neri di un sistema che fa acqua da tutte le parti.
Pirateria o no, finché la Serie A resta così, i campioni continueranno a scegliere altri lidi. E forse l’unico vero tesoro da scoprire… è un dirigente che sappia fare autocritica.
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