Superintelligenza fuori controllo: la nuova corsa agli armamenti che potrebbe finire come la Guerra Fredda

Il mondo si trova sull’orlo di una nuova crisi globale, e il detonatore potrebbe non essere una testata nucleare, ma un algoritmo. Secondo l’ex CEO di Google Eric Schmidt, insieme a esperti del Pentagono e think tank statunitensi, la competizione sull’intelligenza artificiale tra le grandi potenze rischia di trasformarsi in qualcosa di molto più pericoloso di una semplice gara all’innovazione: una corsa agli armamenti su scala globale, con il potenziale di sfociare in un conflitto simile alla Guerra Fredda.
In discorsi pubblici, testimonianze al Congresso e documenti strategici, Schmidt ha tracciato un parallelismo inquietante tra l’attuale sfida sull’IA e la corsa nucleare degli anni ’50. “Ciò che comincia come una spinta verso il controllo globale può facilmente degenerare in escalation ostili”, ha scritto in un articolo del marzo 2025. E lo scenario ipotizzato è drammatico: attacchi preventivi ai data center, sabotaggi digitali e tensioni che sfuggono di mano, come un déjà-vu della deterrenza atomica.
Sabotaggi, attacchi e superarmi digitali: la nuova Guerra Fredda è già qui
Nel suo TED Talk del 2025, Schmidt ha ipotizzato uno scenario agghiacciante: in caso di conflitto tra Stati Uniti e Cina per il controllo dell’IA, una delle due nazioni potrebbe decidere di bombardare fisicamente i data center dell’altra per “guadagnare un giorno di vantaggio”. E non è fantascienza: a Capitol Hill, i legislatori parlano già di IA come se fosse infrastruttura critica nazionale.
Intanto, la Cina avanza spedita. Grazie a modelli open source più efficienti come DeepSeek, Pechino ha iniziato a esportare IA avanzata a Paesi alleati e in via di sviluppo, mettendo in crisi la strategia americana fatta di modelli chiusi e controllati. Persino l’Ucraina avrebbe iniziato ad affidarsi a tecnologie cinesi per potenziare le proprie infrastrutture digitali.

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Schmidt lancia l’allarme: “serve deterrenza, non dominio”
Dimenticate il “Progetto Manhattan” dell’IA. Schmidt propone un’alternativa chiamata MAIM (Mutual Assured AI Malfunction): una strategia di deterrenza simile al MAD della Guerra Fredda, in cui ogni attacco informatico o sabotaggio si ritorcerebbe inevitabilmente contro chi lo ha scatenato.
“MAIM è un’ammissione di vulnerabilità ma anche una proposta concreta per evitare la catastrofe”, ha spiegato il coautore Dan Hendrycks. Ma non tutti ci credono. Evelyn Green, Consigliera per la Sicurezza Nazionale, ha definito MAIM “solo teoria” senza trattati internazionali a sostegno.
Il Progetto Stargate: 500 miliardi per salvare (o condannare) il mondo?
Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha avviato il colossale Progetto Stargate: un investimento da 500 miliardi di dollari per rafforzare la supremazia americana su IA, calcolo quantistico e difesa missilistica. L’idea? “Salvare l’umanità” – ma secondo Schmidt e i suoi alleati, correre troppo potrebbe causare errori irreversibili, soprattutto se i modelli IA non sono controllati da una supervisione trasparente.
Anche il dibattito sulla regolamentazione è acceso. Linda Chen, ex funzionaria FDA, ha lanciato l’allarme: “Una IA progettata per ottimizzare l’agricoltura potrebbe, senza controlli, destabilizzare i mercati finanziari globali”.
Un futuro incerto tra luce e ombra
Gli avvertimenti di Schmidt spostano l’intelligenza artificiale dal mondo tech alla geopolitica pura. Come per l’energia atomica nel XX secolo, la sfida non è più se ci sarà una corsa agli armamenti, ma chi detterà le regole del gioco.
Da una parte, l’open source promette democratizzazione e progresso. Dall’altra, lascia le porte aperte a hacker, gruppi disonesti e Paesi canaglia. Il paradosso è chiaro: l’America deve investire quanto basta per restare in testa, senza alimentare il panico globale.
“Un tempo si rideva delle tecnologie di nicchia”, ha detto Schmidt. “Ora l’intelligenza artificiale è ovunque. La vera domanda non è ‘cosa potrà fare’, ma chi sarà in grado di controllarla”.
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