Tecnologia o paranoia? Londra scansiona milioni di persone per pochi sospetti

La polizia londinese festeggia: grazie al riconoscimento facciale in tempo reale (LFR), è stato arrestato un 73enne pedofilo che si aggirava vicino a un bambino. Ma dietro il trionfo si nasconde una verità scomoda: per fermare David Cheneler, il sistema ha scansionato oltre 2,4 milioni di volti. Un’efficacia dello 0,04%. Il resto? Privacy violata e cittadini trattati come potenziali colpevoli.
Il prezzo della sicurezza: milioni di innocenti sotto il radar
L’LFR è decollato a inizio 2024 con 36.000 scansioni al mese. Nel febbraio 2025, ha superato quota 300.000: un incremento del 790%. Arresti come quello di Cheneler, o del rapinatore Adenola Akindutire (identificato dopo aver minacciato una vittima con un machete), vengono usati come bandiere per giustificare una sorveglianza sempre più pervasiva.
Ma i dati parlano chiaro: oltre il 99,9% degli individui controllati non aveva alcun legame con crimini. Quindi, a ogni identificazione utile, corrispondono oltre 2.300 volti innocenti scannerizzati. Un costo altissimo per una sicurezza ancora incerta.
“Ogni scansione è una violazione della privacy, anche se non porta ad alcuna azione,” avverte Emily Gray, attivista per i diritti digitali.
“Successi” isolati, rischi sistemici
Il riconoscimento facciale ha portato ad arresti reali, come quello del ladro di abbigliamento di lusso Darren Dubarry. Ma ogni storia positiva viene usata per oscurare un problema strutturale: milioni di cittadini finiscono nei radar senza motivo, e con scarsa trasparenza sulle liste di controllo.
La Met afferma che le immagini non corrispondenti vengono eliminate subito. Ma nessun controllo indipendente ne garantisce la veridicità. E il rischio di falsi positivi resta alto.

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Un precedente pericoloso: da criminali a dissidenti?
Secondo molti esperti, una volta che infrastrutture simili vengono implementate, tornare indietro è quasi impossibile. Il timore è che da strumento contro i criminali si passi facilmente alla sorveglianza di attivisti politici, manifestanti o semplici oppositori.
“Una volta normalizzata, la tecnologia si espande. Non si tratta più di sicurezza, ma di potere,” afferma Donna Patel, eticista presso l’Università di Londra.
La storia lo dimostra: anche la rete di telecamere a circuito chiuso (CCTV) di Londra, oggi onnipresente, si è rivelata scarsamente efficace, ma è diventata un caposaldo della sorveglianza urbana. Il LFR rischia di seguire lo stesso destino, ma con implicazioni ben più gravi.
Sicurezza o stato di polizia? Il dilemma irrisolto
I sostenitori del LFR puntano sui benefici. Le vittime di reati gravi – come gli abusi sessuali – meritano protezione. Ma il diritto alla sicurezza può giustificare la rinuncia a quello alla privacy?
La Metropolitan Police continua a sostenere il programma. Eppure, il dibattito è più acceso che mai. Per ogni criminale arrestato, migliaia di cittadini rispettosi della legge vengono schedati.
La vera domanda è: quanto siamo disposti a rinunciare per sentirci più al sicuro?
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