Un uomo paralizzato controlla un aeroplano con il pensiero: la nuova frontiera di Neuralink

Alex Conley non avrebbe mai immaginato di poter far volare di nuovo qualcosa, figuriamoci un aereo. E invece, grazie a Neuralink, lo ha fatto davvero. Paralizzato dopo una grave lesione spinale, Conley è riuscito a pilotare un modellino di aeroplano senza muovere un dito, affidandosi soltanto alla potenza dei suoi impulsi cerebrali. Una scena che fino a pochi anni fa sarebbe stata relegata ai film di fantascienza, oggi invece diventa una dimostrazione concreta di ciò che le interfacce neurali stanno diventando.
Il momento della dimostrazione è stato quasi surreale. Il modellino decollava, prendeva quota, virava dolcemente mentre Conley, seduto immobile, concentrava la sua mente e traduceva i suoi pensieri in comandi di volo. Non c’erano joystick, non c’erano pulsanti da premere: solo la mente che dialogava con la tecnologia.
Ma il dettaglio che ha lasciato molti a bocca aperta è un altro: il codice che permetteva al suo cervello di comunicare con l’aeroplano lo ha scritto lui stesso. Conley ha programmato un modulo Arduino in grado di interpretare i segnali del suo impianto Neuralink e trasformarli in istruzioni precise per il controllore del modellino. Non è solo un paziente: è diventato un co-creatore del proprio sistema di autonomia.
Dalle braccia robotiche agli aeroplani: la progressione incredibile dei pazienti Neuralink
Questa non è nemmeno la prima volta che Conley supera un limite considerato invalicabile. Come un altro paziente Neuralink, Nick Ray, aveva già imparato a controllare un braccio robotico. Quel braccio gli aveva dato la possibilità di compiere gesti quotidiani che per molte persone sono scontati, ma che per chi vive con una paralisi rappresentano conquiste enormi: mangiare da solo, afferrare oggetti, spostare piccoli pesi, tornare a essere parte attiva del proprio spazio.
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Questi progressi non sono episodi isolati. Sono segnali chiari del potenziale delle interfacce neurali, soprattutto quando si parla di lesioni spinali. La possibilità di restituire autonomia operativa a persone che l’hanno persa è uno degli obiettivi più ambiziosi della neurotecnologia, e Neuralink sta dimostrando che questa strada non è solo teorica, ma già percorribile.
Il fatto che Conley sia riuscito non soltanto a usare la tecnologia ma addirittura a integrarla e personalizzarla è un altro punto fondamentale: rende l’utente parte attiva del processo, non un semplice ricevente di assistenza tecnologica.
Neuralink passa dal laboratorio alla vita reale: 12 pazienti e una sfida sempre più concreta
Ad oggi Neuralink ha già impiantato i suoi dispositivi in 12 pazienti. Un numero ancora relativamente contenuto, ma sufficiente per comprendere una cosa: la tecnologia sta rapidamente uscendo dalla fase sperimentale. Le dimostrazioni con aeroplani, braccia robotiche e dispositivi controllati dal pensiero stanno mostrando che ciò che un tempo era mera ricerca accademica ora inizia a tradursi in strumenti reali, utilizzabili nella vita di tutti i giorni.
Non siamo ancora al punto in cui tutto questo diventa mainstream, ma la direzione è chiara. Il confine tra mente e macchina si sta assottigliando, lasciando spazio a una nuova idea di autonomia per chi vive con disabilità motorie importanti. E la storia di Alex Conley — un uomo che ha fatto volare un aereo con la mente e ha scritto il codice per farlo — è uno dei segnali più evidenti che il futuro è già qui.
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