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Allarme censura in Malesia: gli ISP stanno intercettando le richieste DNS a Cloudflare e Google

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Quando gli ISP ricevono l’ordine di bloccare i siti di pirateria, spesso la manomissione dei loro stessi record DNS diventa l’arma di scelta. Tuttavia, gli utenti erano in grado di aggirare questo tipo di blocco semplicemente cambiando i server DNS pubblici offerti da aziende come Cloudflare e Google. Purtroppo, i test condotti su diversi ISP in Malesia questa settimana rivelano che le richieste ai server DNS pubblici di Cloudflare e Google vengono ora intercettate e dirottate sui server DNS degli ISP locali.

Finora, l’utilizzo di server DNS pubblici aveva permesso agli utenti di aggirare i blocchi imposti dagli ISP. Tuttavia, secondo i rapporti, questa opzione non è più praticabile in Malesia, poiché è stato rilevato un nuovo metodo di censura.

Nello specifico, sulla rete Maxis, le richieste DNS a Google Public DNS (8.8.8.8) vengono automaticamente reindirizzate ai server DNS dell’ISP Maxis. Allo stesso modo, sulla rete Time, le richieste DNS sia a Google Public DNS (8.8.8.8) che a Cloudflare Public DNS (1.1.1.1) vengono automaticamente reindirizzate ai server DNS dell’ISP Time.

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Ciò significa che, anziché raggiungere i server DNS di Google e Cloudflare come previsto, gli utenti vengono serviti dai server DNS degli ISP, i quali forniscono indirizzi IP diversi da quelli originali, bloccando così l’accesso ai siti. Purtroppo, questa tecnica annulla l’efficacia dell’utilizzo di server DNS pubblici come soluzione per aggirare i blocchi imposti dagli ISP.

Per contrastare questa nuova minaccia, gli esperti consigliano agli utenti di configurare il supporto per il DNS over HTTPS nei browser. Questa soluzione tecnica permette di stabilire una connessione cifrata diretta con server DNS attendibili, evitando le interferenze degli ISP e garantendo maggiore privacy e sicurezza online.

Questa nuova mossa degli ISP in Malesia rappresenta un preoccupante passo avanti nella guerra al file-sharing e alla libera circolazione delle informazioni online. Inoltre, evidenzia come i tentativi di controllo e censura da parte delle autorità possano spingersi fino a manipolare il funzionamento stesso di infrastrutture fondamentali come il sistema DNS. Una situazione che solleva non poche questioni riguardo al rispetto dei diritti umani fondamentali come la libertà di comunicazione e di accesso all’informazione.

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