Belgio, il blocco di Open Library si ferma (per ora): cosa sta succedendo davvero

Di solito gli ordini di blocco dei siti web sono una questione binaria: un tribunale ordina di oscurare un dominio… o non lo fa. In Belgio, però, le cose non sono così semplici.
Dopo che il Tribunale Commerciale di Bruxelles aveva imposto agli ISP di bloccare l’accesso alla Open Library dell’Internet Archive, un’ordinanza successiva ha ribaltato la situazione, lasciando il sito accessibile.
Dietro questa mossa c’è un intricato gioco di procedure, consultazioni e interpretazioni legali che vede contrapposti editori, autorità e la stessa Internet Archive.
Dal blocco annunciato… alla sospensione inattesa
All’inizio di agosto, il tribunale belga aveva emesso un’ordinanza severa: stop all’accesso a vari siti considerati “pirata” come Anna’s Archive, LibGen e Z-Library, con tanto di divieto per i fornitori di servizi di pagamento di supportarli.
A sorpresa, nell’elenco dei “bersagli” è finita anche la Open Library, un progetto no-profit gestito da Internet Archive negli Stati Uniti.
Una decisione controversa: i siti pirata sono notoriamente difficili da contattare, ma Open Library è un’istituzione trasparente, con responsabili noti e un indirizzo fisico ben identificabile. Nonostante ciò, l’ordine iniziale parlava chiaro: blocco totale del dominio openlibrary.org.

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Ma in Belgio il blocco non è immediato
Eppure, dopo la pubblicazione della notizia, l’Internet Archive ha confermato che la Open Library era ancora raggiungibile in Belgio. Come mai?
La risposta è in un meccanismo poco conosciuto: il Belgio adotta una procedura in due fasi.
- Il tribunale emette un ordine di blocco “formale”.
- Il Servizio Pubblico Federale (FPS) Economia decide come e se applicarlo, definendo le regole tecniche e le eccezioni.
Questa seconda fase può modificare, sospendere o revocare il blocco. Ed è proprio ciò che è accaduto: dopo aver ufficialmente sentito l’Internet Archive il 28 luglio, le autorità hanno deciso di sospendere l’oscuramento e di aprire una consultazione tra le parti coinvolte per valutare soluzioni alternative.

Non solo Open Library: modifiche anche per altri obiettivi
L’ordinanza di attuazione non si limita a salvare temporaneamente la Open Library.
- Amazon è stato rimosso dall’elenco dei blocchi, poiché non fornisce alcun servizio ai siti in questione.
- Gli intermediari di pagamento come PayPal e Alipay dovranno agire solo se riceveranno dai titolari dei diritti dati specifici (email, numeri di conto) per identificare con certezza i destinatari.
- I detentori dei diritti potranno chiedere l’aggiunta di fino a 50 nuovi domini al mese alla blacklist ufficiale.
E adesso?
Per ora, la Open Library resta accessibile, ma il futuro non è scritto.
La “consultazione” tra Internet Archive e gli editori potrebbe portare a un accordo, a un blocco parziale o a una rimozione definitiva dal mirino.
Resta da vedere se il processo sarà trasparente o se le decisioni verranno prese dietro le quinte.
Una cosa però è certa: il modello belga dimostra che il blocco di un sito può essere molto più complesso di un semplice ordine del tribunale. E in questa complessità, la Open Library ha guadagnato, almeno per ora, un’insperata boccata d’ossigeno.
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