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Google accusata di favorire la pirateria dei libri: parte la battaglia legale

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La battaglia legale tra editori scolastici e Google è entrata nel vivo: i colossi dell’editoria educativa – tra cui Elsevier, McGraw Hill, Cengage Learning e Macmillan – hanno accusato la big tech di trarre profitto dalla vendita di libri piratati, pubblicizzati attraverso Google Shopping. E mentre la piattaforma di Mountain View nega ogni addebito, un giudice federale ha respinto solo in parte le accuse, lasciando aperti scenari esplosivi.

La pirateria scolastica passa per Google?

Tutto parte da un’accusa precisa: Google ospiterebbe sistematicamente pubblicità di libri di testo piratati, usando immagini non autorizzate (con tanto di marchio visibile) per promuovere vendite illecite tramite venditori terzi. Secondo gli editori, è una vera e propria strategia per lucrare su contenuti protetti, rendendo persino più difficile trovare i libri originali nei risultati di ricerca.

A peggiorare il quadro, ci sarebbero numerose segnalazioni ignorate: notifiche inviate a Google per rimuovere annunci e chiudere gli account dei “pirati recidivi” che, secondo i querelanti, non hanno sortito alcun effetto.

La difesa di Google: “Non abbiamo controllo diretto”

Google ha risposto con una mozione di rigetto, sostenendo che non ha responsabilità sulle attività di siti di terze parti dove avviene la reale violazione. Il giudice Jennifer L. Rochon ha dato parzialmente ragione all’azienda, affermando che Google non ha la capacità di controllo diretto necessaria per essere accusata di violazione indiretta del copyright.

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Secondo la corte, anche se rimuovere annunci può ridurre l’esposizione dei siti pirata, ciò non equivale al controllo sulla violazione stessa. Un giudizio in linea con precedenti legali come Perfect 10 vs Amazon.

Ma Google resta sotto accusa per il marchio

Non tutto, però, è andato per il verso giusto per Big G. Il giudice ha respinto la richiesta di rigetto per quanto riguarda la violazione del marchio. Gli editori sostengono che Google abbia utilizzato immagini con loghi registrati nei suoi annunci, e la corte ha ritenuto queste accuse sufficientemente fondate da proseguire.

Anche la richiesta per concorso nella violazione del copyright, non inclusa nella mozione di rigetto, resta sul tavolo.

Un caso che può cambiare le regole del web

Il processo non riguarda solo Google. Questo scontro potrebbe ridefinire i confini della responsabilità delle piattaforme online nei confronti della pirateria digitale. Se Google venisse ritenuta responsabile di ciò che pubblicano terze parti nei suoi annunci, si aprirebbe un precedente legale enorme, con impatti su motori di ricerca, marketplace e piattaforme pubblicitarie.

Per ora, Google tira un sospiro di sollievo, ma il caso è tutt’altro che chiuso. La pirateria dei libri scolastici è un business milionario, e la responsabilità di chi la promuove – anche indirettamente – è sempre più al centro dell’attenzione legale.

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