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Dalla panna… alla CO₂: il “burro di carbonio” di Bill Gates non convince tutti

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Alla periferia di Chicago, in un anonimo parco industriale, un gruppo di scienziati sta riscrivendo la storia di uno degli alimenti più antichi dell’umanità: il burro. Ma niente mucche, niente panna — e zero impatto ambientale, almeno secondo i suoi creatori.

L’innovazione, firmata Savor e finanziata dal colosso filantropico di Bill Gates, promette di trasformare anidride carbonica e idrogeno in un grasso commestibile capace di imitare alla perfezione gusto, consistenza e aspetto del burro tradizionale. Un processo brevettato che bypassa completamente l’agricoltura, riducendo uso del suolo e emissioni climalteranti.

Il CEO di Savor, Kathleen Alexander, lo presenta come “una soluzione per nutrire la nostra specie e curare il pianeta”, mentre lo scienziato alimentare Jordan Beiden-Charles assicura che il risultato è indistinguibile dal prodotto bovino. Ingredienti? Solo grasso sintetizzato, acqua, lecitina e aroma naturale.

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Sostenibile, sintetico e pronto a conquistare (o spaventare) il mondo

La posta in gioco è alta: il burro convenzionale contribuisce al 7% delle emissioni globali legate ai grassi. Savor punta a rifornire ristoranti già dal 2025 e ad arrivare sugli scaffali entro il 2027, proponendo anche cioccolatini “a base di carbonio”.

Ma non tutti sono entusiasti. L’American Butter Association accusa l’azienda di abusare della terminologia casearia, mentre chef e utenti social bollano il prodotto come “inutile” o addirittura parte di un oscuro piano di spopolamento. “Perché farlo quando abbiamo già il burro?”, domanda lo chef Andrew Gruel.

Il dibattito ricorda le polemiche sulle carni coltivate in laboratorio e i dolcificanti sintetici: promesse di sostenibilità da una parte, scetticismo e diffidenza dall’altra. Gates, dal canto suo, difende l’innovazione sul suo blog, definendola “essenziale per ridurre la nostra impronta di carbonio”.

Resta da vedere se il mondo sarà pronto a spalmare sul pane qualcosa nato in laboratorio anziché in un pascolo. Per ora, il “burro di carbonio” è già l’argomento più acceso nelle cucine e nei salotti, pronto a dividere come poche invenzioni alimentari prima d’ora.

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