Gates punta sul controllo delle nascite hi-tech: scoppia la polemica

La Fondazione Bill & Melinda Gates torna al centro del dibattito globale con un progetto che divide: impianti anticoncezionali a lunga durata d’azione, attivabili e disattivabili da remoto, sostenuti da un investimento di oltre 100 milioni di dollari.
A prima vista, si tratta di una svolta rivoluzionaria per l’autonomia riproduttiva, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Ma per i critici, è un passo inquietante verso forme moderne di controllo della popolazione.
Impianti intelligenti, controllo a distanza
Tutto è iniziato nel 2012, quando la fondazione ha annunciato al Family Planning Summit il suo impegno per migliorare l’accesso ai contraccettivi. Nel 2014, ha finanziato con oltre 20 milioni di dollari la startup Microchips Biotech, legata al MIT, per creare un microchip impiantabile che rilascia levonorgestrel per 16 anni e si controlla via telecomando.
Oggi il progetto è passato a Daré Bioscience, che ha già ricevuto quasi 60 milioni di dollari dalla Gates Foundation per portare avanti il dispositivo DARE-LARC1. Parallelamente, un altro team del MIT ha sviluppato microcristalli iniettabili che rilasciano ormoni lentamente per mesi o anni, formando un deposito sottocutaneo.
La promessa? Meno iniezioni, più praticità, più accessibilità. Ma anche più potenziale per abusi.

Leggi anche:
Dall’empowerment al sospetto
L’idea di una contraccezione lunga e controllabile piace a molte attiviste, soprattutto in zone dove la salute riproduttiva resta un tabù. Ma il passato torna a bussare.
Alcuni critici hanno rispolverato il controverso “Jaffe Memo” del 1969, che suggeriva misure estreme per ridurre la natalità, tra cui la sterilizzazione forzata e l’alterazione dell’acqua potabile. Altri fanno riferimento alla Ford Foundation in India e alle campagne di sterilizzazione dell’era della Guerra Fredda.
Nicholas Hulscher, esperto in sanità pubblica, ha affermato che la coincidenza tra i finanziamenti di Gates e gli studi sul calo della fertilità mondiale è “preoccupante”. L’idea di un impianto che dura 16 anni e può essere attivato da remoto solleva domande: l’utente avrà davvero il controllo?
Tra etica e trasparenza
I ricercatori ribadiscono l’obiettivo medico. Il chip, dicono, potrebbe in futuro servire anche per il rilascio controllato di farmaci contro HIV, tubercolosi o disturbi mentali. Eppure, la sfiducia cresce.
L’uso di queste tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, spesso in collaborazione con enti internazionali, rievoca dinamiche coloniali. E mentre la fondazione nega qualsiasi intento coercitivo, la storia dimostra che anche i progetti più nobili possono sfuggire di mano.
Progresso o nuova forma di controllo?
Con le prime sperimentazioni umane sempre più vicine, la linea tra innovazione biomedica e ingegneria sociale si fa sottile. Per molti, sarà la trasparenza – insieme alla garanzia di consenso informato e supervisione indipendente – a determinare se questi impianti diventeranno strumenti di libertà o simboli di controllo.
Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:
- Google News: bit.ly/gurugooglenews
- Telegram: t.me/guruhitech
- X (Twitter): x.com/guruhitech1
- Bluesky: bsky.app/profile/guruhitech.bsky.social
- GETTR: gettr.com/user/guruhitech
- Rumble: rumble.com/user/guruhitech
- VKontakte: vk.com/guruhitech
- MeWe: mewe.com/i/guruhitech
- Skype: live:.cid.d4cf3836b772da8a
- WhatsApp: bit.ly/whatsappguruhitech
Esprimi il tuo parere!
Che ne pensi di questa notizia? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.
Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo [email protected].
Scopri di più da GuruHiTech
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.