I deepfake diventano sempre più realistici: ora simulano anche il battito sotto pelle

I deepfake fanno un altro balzo in avanti, diventando quasi indistinguibili dalla realtà. Le nuove tecnologie sono ormai capaci di simulare le micropulsazioni della pelle, quei sottilissimi movimenti causati dal battito cardiaco che, fino a poco tempo fa, rappresentavano un segno chiave per distinguere un volto reale da uno generato artificialmente. Ma oggi, anche quel dettaglio è stato replicato.
Alcuni video deepfake “copiano” letteralmente il battito di persone vere, utilizzando dati biometrici originali. Altri invece generano pulsazioni artificiali, animate in modo da imitare il ritmo del cuore umano. Il risultato? Anche i software più avanzati, capaci fino a ieri di rilevare il polso in meno di dieci secondi, iniziano a sbagliare.

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L’intelligenza artificiale è arrivata a riprodurre un battito uniforme sulla pelle del volto, simulando l’effetto del flusso sanguigno. Tuttavia, la pulsazione umana reale non è uniforme: varia da zona a zona, tra guance, fronte e mento. Per ora, i deepfake non riescono ancora a replicare in modo perfetto questa complessità, ma è solo questione di tempo: gli sviluppatori stanno già lavorando per superare anche questo limite.
Naturalmente, esistono ancora piccoli difetti che possono tradire un contenuto falso. Ammiccamenti troppo lenti o troppo rapidi, labbra che si muovono fuori sincrono con l’audio, ombre irrealistiche o distorsioni dei pixel impercettibili a occhio nudo. Ma non basta più. Le tecniche di falsificazione stanno superando i sistemi di rilevamento, e quello che un tempo era un trucco svelabile oggi può ingannare perfino gli algoritmi di sicurezza.
L’evoluzione dei deepfake solleva nuove sfide: se la tecnologia è ormai capace di replicare anche i segnali biometrici, allora è evidente che i metodi di analisi attuali non sono più sufficienti. Serviranno strumenti molto più sofisticati, capaci di andare oltre la superficie digitale. Altrimenti, i deepfake rischiano di passare inosservati non solo nei social, ma anche nei contesti più delicati, come quelli legati alla sicurezza o alla giustizia.
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