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LaLiga nella bufera: blocchi selvaggi contro la pirateria oscurano mezzo Internet spagnolo

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LaLiga è pronta a tutto pur di combattere la pirateria. Anche a spegnere mezza Internet spagnola. Da febbraio, centinaia di siti web legittimi sono finiti offline per “colpa” di un’azione antipirateria senza precedenti, in cui indirizzi IP di servizi come Cloudflare, GitHub Pages, Twitch, Vercel e persino X (ex Twitter) sono stati bloccati in massa, senza distinzione.

Il tutto è iniziato con il mancato successo dei negoziati tra LaLiga e diversi provider di infrastrutture web. Di fronte all’impossibilità di rimuovere i siti pirata, LaLiga ha iniziato a colpire interi blocchi IP, nella speranza di estirpare il problema alla radice. Peccato che, nel farlo, abbia oscurato centinaia di siti completamente innocenti.

Un “bingo” di danni collaterali

Venerdì, sabato e domenica scorsi, gli utenti hanno giocato al “#laligagate bingo”, cercando di capire quali servizi fossero stati colpiti: 24 IP Cloudflare, 3 Meteverse, 3 Twitch, 2 QUICCloud, 2 Netify e 1 InfinityFree, secondo i dati di hayahora.futbol. L’effetto domino ha coinvolto anche Vercel, il noto provider di CDN e hosting per sviluppatori, che già ad aprile aveva criticato pubblicamente i blocchi della Liga.

Il caso Vercel: collaborazione ignorata

Il CEO di Vercel, Guillermo Rauch, ha definito l’operazione “una forma irresponsabile di censura su Internet”. Nonostante l’azienda abbia creato un canale di emergenza dedicato a LaLiga per segnalare IP sospetti senza causare danni collaterali, l’organizzazione calcistica ha continuato a ignorarlo, procedendo con nuovi blocchi indiscriminati.

“Hanno appena bloccato un altro IP di Vercel senza nemmeno usare il sistema che gli abbiamo fornito”, ha scritto Rauch su X.

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LaLiga, ISP e conflitto d’interessi

In Spagna, i blocchi sono eseguiti direttamente dagli ISP su ordine del tribunale. Tuttavia, dietro c’è un evidente conflitto d’interessi: molti provider, come Movistar, sono partner commerciali di LaLiga, vendono i suoi pacchetti TV e non hanno contestato l’ordinanza. Un dettaglio che solleva dubbi sull’indipendenza dell’intervento e sulla reale tutela degli utenti.

Quando gli utenti hanno segnalato che Vimeo era inaccessibile, Movistar ha semplicemente scaricato la responsabilità sulla “sentenza del tribunale”. Sentenza, ricordiamo, richiesta da Telefonica, la stessa azienda che detiene i diritti TV e che controlla Movistar. Il cane che si morde la coda.

Il sogno (pericoloso) di Tebas

Il presidente della Liga, Javier Tebas, non ha fatto nulla per calmare le acque. Anzi. In un’intervista all’agenzia Clarín, ha dichiarato guerra aperta a Google, Cloudflare e X:

“Sono complici del crimine. Non ci fermeremo finché non andranno in prigione. E io sono molto testardo.”

Una dichiarazione che suona più come una minaccia che come una strategia legale, e che getta benzina su un fuoco già acceso.

Conclusione: proteggere i contenuti… o censurare la rete?

La lotta alla pirateria è legittima, ma la modalità scelta da LaLiga sembra più simile a un raid a tappeto che a un intervento chirurgico. Centinaia di siti web innocenti sono stati oscurati, sviluppatori danneggiati, e il libero accesso alla rete messo in discussione.

Mentre Vercel, GitHub e altri continuano a offrire collaborazione, LaLiga preferisce agire in solitaria, con blocchi a colpi di IP che colpiscono chiunque si trovi nel raggio. Un approccio che, se non corretto, rischia di normalizzare la censura preventiva nel nome del copyright.

E a pagarne il prezzo, come sempre, sono gli utenti.

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