Parler: John Matze conferma che il social network tornerà online a fine gennaio

Schiaffo al sistema! Il CEO John Matze annuncia il grande ritorno: “La libertà di parola non morirà”
Ci avevano provato in tutti i modi a cancellarlo, ma Parler non è morto. Anzi, è pronto a tornare più forte di prima. Dopo essere stato messo offline da Amazon Web Services, il social network che difende la libertà d’espressione annuncia il suo imminente ritorno online, e lo fa con le parole dirette del suo CEO, John Matze:
“Entro fine mese saremo di nuovo operativi”.
La battaglia contro i giganti del web
Il caso Parler è diventato simbolo di resistenza contro la censura delle Big Tech. Il social è stato brutalmente oscurato dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, accusato di non moderare i contenuti “pericolosi”. La realtà? Parler stava dando spazio a opinioni che Facebook, Twitter e compagnia volevano silenziare.
Ma Matze non si è fatto intimidire: dopo giorni di blackout totale, è riuscito a far apparire online una pagina statica con un messaggio forte e chiaro:
“La privacy è fondamentale. La libertà di parola è essenziale. Non lasceremo che il discorso civile perisca!”
“Abbiamo recuperato tutto, ora si ricostruisce”
Il weekend ha segnato una svolta decisiva. Il team di Parler è riuscito a recuperare i dati dal cloud di Amazon, un passo fondamentale per il rilancio completo della piattaforma.
“Ora possiamo effettivamente ricostruire Parler. È di fondamentale importanza”, ha dichiarato il CEO.
Parler ha anche registrato il dominio con Epik, lo stesso provider noto per supportare piattaforme indipendenti e censurate, una mossa che ha reso chiaro quanto Matze creda davvero nella missione del suo progetto.

Una squadra che non si arrende
Nonostante le minacce, le pressioni e i titoli al vetriolo dei media mainstream, nessun dipendente ha abbandonato il progetto.
“Il team è più motivato che mai. Le minacce li hanno solo resi più determinati”, dice Matze.
Una vera e propria resistenza digitale contro lo strapotere delle élite del web, che ha trovato nuova linfa dopo il ban di Donald Trump da Twitter e l’epurazione di massa di voci non allineate.
Una piattaforma da difendere
Parler è diventato il rifugio digitale di chi si oppone al pensiero unico e alla censura algoritmica dei social tradizionali. Il team sta lavorando per proteggere l’identità dei propri fornitori, in modo che non possano essere colpiti da boicottaggi o attacchi esterni.
Matze è stato chiaro:
“Cercheremo di fornire aggiornamenti giornalieri. Gli utenti devono sapere che ci siamo e non molliamo.”
La causa contro Amazon
Nel frattempo, Parler ha citato in giudizio Amazon, accusandola di aver agito per motivi politici, in violazione del contratto e delle leggi antitrust.
Una mossa che potrebbe aprire una battaglia legale di portata storica, destinata a ridefinire i confini del potere digitale.
Il messaggio è chiaro: la libertà d’espressione non si spegne con un clic
Contro ogni pronostico, Parler rinasce dalle ceneri. Una piattaforma che rifiuta di piegarsi ai diktat dei colossi del web. Il suo ritorno è più che una semplice rimessa online: è una dichiarazione di guerra al monopolio dell’informazione.
Il conto alla rovescia è iniziato.
La rete libera sta per riconquistare il suo spazio.
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