Pavel Durov dedica un post al conflitto Russia-Ucraina
Ogni volta che Pavel Durov pubblica un post nel suo canale Telegram, ci si aspetta qualche simpatica frecciatina ai rivali di Facebook e WhatsApp ma oggi non è sucesso. La mente geniale che gestisce la piattaforma di messaggistica più versatile e potente di sempre, questa volta esprime il suo personalissimo punto vi vista sulla triste vicenda bellica che coinvolge la sua nazione, la Russia e quella di sua madre, ovvero l’Ucraina.
Buona lettura:
Se segui i miei post, sai che da parte di mia madre, seguo la mia discendenza da Kiev. Il suo nome da nubile di lei è ucraino (Ivanenko), e fino ad oggi abbiamo molti parenti che vivono in Ucraina. Ecco perché questo tragico conflitto è personale sia per me che per Telegram.
Alcune persone si sono chieste se Telegram fosse in qualche modo meno sicuro per gli ucraini, perché una volta ho vissuto in Russia. Lasciatemi dire a queste persone come è finita la mia carriera in Russia.
Nove anni fa ero l’amministratore delegato di VK, che era il più grande social network in Russia e Ucraina. Nel 2013, l’agenzia di sicurezza russa, l’FSB, mi ha chiesto di fornire loro i dati privati ​​degli utenti ucraini di VK che stavano protestando contro un presidente filo-russo.
Mi sono rifiutato di soddisfare queste richieste, perché avrebbe significato un tradimento dei nostri utenti ucraini. Successivamente, sono stato licenziato dall’azienda che avevo fondato e sono stato costretto a lasciare la Russia.
Ho perso la mia compagnia e la mia casa, ma l’avrei fatto di nuovo, senza esitazione. Sorrido con orgoglio quando leggo il mio post su VK di aprile 2014, che mostra gli ordini scansionati dall’FSB e la mia risposta del marchio a loro: un cane con una felpa con cappuccio.
Quando ho sfidato le loro richieste, la posta in gioco era alta per me personalmente. Vivevo ancora in Russia e anche il mio team e la mia vecchia azienda avevano sede in quel paese.
Sono passati molti anni da allora. Molte cose sono cambiate: non vivo più in Russia, non ho più aziende o dipendenti lì. Ma una cosa rimane la stessa: io rappresento i nostri utenti, qualunque cosa accada. Il loro diritto alla privacy è sacro. Adesso più che mai.
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