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Videogiochi senza mani: come l’immaginazione aiuta a superare l’ictus

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Nessun joystick, nessun controller: basta immaginare di muovere il braccio per allenare il cervello e riattivare la parte del corpo colpita da un ictus. Sembra fantascienza, ma è realtà.

Alla Queen’s University di Belfast, la frontiera della riabilitazione post-ictus si gioca… con la mente. Un team di scienziati sta sperimentando un metodo rivoluzionario: videogiochi neurocontrollati, pensati per aiutare chi ha perso l’uso di un arto a recuperare il controllo – anche senza muoverlo davvero.

Videogame mentali per allenare il cervello

I pazienti indossano un casco speciale che rileva l’attività elettrica del cervello. Poi, al posto di muovere fisicamente braccia o mani, devono solo immaginarlo. Ed è proprio quell’atto mentale che accende le aree del cervello coinvolte nei movimenti reali.

Secondo la Dott.ssa Katie Rudy, responsabile del progetto, questa “visualizzazione motoria” è in grado di attivare i circuiti neuronali dormienti, sfruttando il principio della neuroplasticità: la capacità del cervello di riprogrammarsi e trovare nuove strade quando quelle originarie non sono più disponibili.

Il caso di Rodney: dalla chitarra al gioco mentale

Tra i primi partecipanti c’è Rodney Hamilton, 67 anni, un tempo chitarrista appassionato, colpito da ictus a 46 anni. Da allora, non riesce più a usare il braccio. Ma oggi, grazie a questa tecnologia, ha ritrovato una forma di entusiasmo e motivazione.

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“Mi manca la musica,” ha raccontato ai giornalisti, “ma questi videogiochi mi danno gioia. Sento che il mio cervello sta lavorando.”

Rodney, come gli altri pazienti, gioca a videogame semplici ma coinvolgenti, controllando il personaggio solo con la forza del pensiero. Ogni sessione è un esercizio di concentrazione, ma anche un modo per allenare la volontà, la pazienza… e la speranza.

Dalla mente al corpo: il futuro della riabilitazione

Il progetto della Queen’s University, ancora in fase sperimentale, coinvolgerà circa 50 persone colpite da ictus. Gli scienziati sperano che questo approccio possa diventare un metodo standard di supporto nelle fasi iniziali della riabilitazione, quando i muscoli non rispondono ma il cervello è ancora pronto a imparare.

La vera forza del sistema sta nel rendere il paziente protagonista attivo del recupero, trasformando il pensiero in azione, anche quando il corpo non può ancora seguirlo.

Un invito alla partecipazione

Chi ha avuto un ictus e vuole contribuire al progetto, può offrire la propria esperienza per aiutare a testare e perfezionare la tecnologia. Per molti, potrebbe essere l’occasione di ritrovare fiducia, stimoli e movimento, anche partendo solo da un’immagine nella mente.

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