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Ex ambasciatore USA chiede la rimozione di Telegram dal Play Store

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Intrapresa un’azione legale contro Google affinché tolga Telegram dallo store

Non so voi ma questa censura a me ha proprio rotto le scatole! Dopo Parler, anche Telegram potrebbe rischiare la rimozione dal Play Store e il motivo è sempre lo stesso: incitazione alla violenza!

Tutte stupidaggini dato che sappiamo ormai benissimo che la paura dei governi è dovuta a ben altro. Ciò che realmente vogliono è impedire la circolazione di notizie scomode, perché questa è una dittatura qualora non lo aveste capito.

E così, dopo l’avvento dei Fact-Checker su Facebook, la rimozione degli account social di Trump, la censura spietata di Google e YouTube e dulcis in fundo, la chiusura (per fortuna momentanea) di Parler, ecco che i tiranni censori se la prendono con Telegram

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Questa volta il genio di turno è Marc Ginsberg, un ex ambasciatore USA in Marocco che ha avuto la “brillante idea” di rivolgersi al tribunale della California per chiedere la rimozione di Telegram dal Play Store di Google. MI chiedo come mai non abbia sprecato altri due minuti del suo prezioso tempo per richiederla anche ai cugini di Apple… 😅

“Google non ha intrapreso alcuna azione contro Telegram paragonabile all’azione che ha intrapreso contro Parler per costringere Telegram a migliorare le sue politiche di moderazione dei contenuti”,ha sostenuto il signor Ginsberg.

La richiesta dell’ex ambasciatore è tuttavia destinata al fallimento dato che Telegram come applicazione per Android può essere scaricata in formato APK in tantissimi modi diversi, in tante versioni moddate (come Plus Messenger) ed è disponibile anche dal sito internet web.telegram.org.
Telegram inoltre è un’app molto protetta e decentralizzata, il rende la richiesta di Ginsberg estremamente complessa. 

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Ci troviamo difronte ad un altro vergognoso tentativo di mettere a tacere i canali di informazione accusati di “incitare alla violenza” quando in realtà, l’unico obiettivo è quello di dare informazioni reali, a differenza delle cavolate che ci sorbiamo ogni giorno dai media mainstream. 

Nonostante abbiano cercato anche di zittire Parler, il social network simile a Twitter ma nato appunto per combattere la censura, il suo proprietario ha tranquillizzato gli utenti affermando che tornerà presto online. Alla faccia di questi dittatori!

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