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Guerra alla pirateria: Google punta a sentenze di default contro i truffatori DMCA

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Google sta entrando nella fase finale della causa legale intentata contro due uomini accusati di aver “armato” le notifiche di rimozione DMCA. Secondo l’accusa, i convenuti avrebbero preso di mira decine di migliaia di URL con richieste di rimozione fraudolente.

Poiché i convenuti non hanno risposto alle accuse, Google ora sta richiedendo un giudizio immediato presso un tribunale federale della California. L’azienda non cerca alcun risarcimento monetario, ma vuole porre fine a queste azioni abusive e fraudolente.

Il processo DMCA di rimozione dei contenuti consente ai titolari di copyright di rimuovere contenuti ritenuti violatori dal web. Si tratta di uno strumento potente e ampiamente utilizzato, che rimuove milioni di URL e link ogni giorno. Spesso questo avviene per una buona ragione, ma alcuni tentativi di rimozione sono discutibili o addirittura apertamente abusivi.

Google non è nuova agli abusi DMCA. L’azienda ha elaborato oltre 8 miliardi di richieste di rimozione nel corso degli anni e, sebbene la maggior parte delle segnalazioni siano legittime, gli imbroglioni cercano regolarmente di sfruttare il processo per ottenere un vantaggio.

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Nell’accusa presentata presso un tribunale federale in California, Google ha accusato Nguyen Van Duc e Pham Van Thien di aver inviato oltre 100.000 richieste di rimozione fraudolente. Molte di queste sarebbero state dirette contro negozi di t-shirt di terze parti.

I truffatori hanno utilizzato nomi fittizi e hanno anche impersonato celebrità come Elon Musk e Taylor Swift per le loro azioni di rimozione. Google ritiene che questo comportamento sia volto a rimuovere i concorrenti dai risultati di ricerca.

Senza che i convenuti si siano presentati in tribunale, Google ora sta richiedendo un giudizio immediato. Secondo l’azienda, è evidente che il duo abbia violato il DMCA con le loro false richieste di rimozione. Hanno inoltre commesso una violazione contrattuale secondo la legge californiana.

Google non chiede danni monetari, ma piuttosto un’ingiunzione che impedisca ai convenuti di inviare in futuro simili richieste fraudolente. L’obiettivo è porre fine a questa attività abusiva, senza ricorrere a ulteriori azioni legali.

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