Hai un sito? Google ti premia se sei pro LGBT
La legge NON è uguale per tutti!
Sono un etero convinto, lo sono fin da quando ho memoria. Amo le donne e non ho mai avuto pensieri omosessuali. Ciononostante, non vado a sbandierarlo in giro né mi vedrai mai nelle piazze a ostentare la mia sessualità. Ma allora perché i gay, i trans e tutte le altre categorie del movimento LGBT hanno così tanta voglia di dirlo al mondo intero? E perché tutto questo sostegno smisurato, incondizionato e oramai invadente da parte di aziende, governi e mainstream?
Al di là del business che c’è dietro, qual è il vero motivo che porta avanti questa propaganda? Che ce frega a noi se sei gay o etero? Non puoi vivere la tua sessualità senza dirlo a tutti?
Questi sono solo alcuni dei miei tanti interrogativi e, ad essere sinceri, molte delle risposte le conosco già. Quello che tuttavia non posso accettare è la discriminazione, quella di cui nessuno parla e che di certo non è rivolta ai membri dell’LGBT.
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Oggi Google ha inviato una notizia a tutti i partner che sui propri siti utilizzano le pubblicità del suo circuito, ovvero Adsense. Come saprai Google ha il monopolio di internet non solo nella ricerca ma anche per quanto riguarda i guadagni. Adsense è infatti il miglior metodo per guadagnare con i banner pubblicitari ma per poterci restare a lungo, è importante rispettare le tantissime regole che Google impone ai suoi publisher.
Se esisti su internet è solo perché Google te lo consente, perché sono loro a dettare legge. E sono sempre loro a decidere cosa puoi scrivere e quali video pubblicare. Eh si perché anche YouTube fa parte della family e anche lì devi rispettare le rigide regole di Big Tech.
Ma quello di cui vorrei parlare oggi non è tanto la politica di Google che io ahimè, cerco di rispettare il più possibile per non compromettere il mio lavoro, quanto le assurde iniziative e prese di posizione che moralmente non riesco ad accettare.
Qualche mese fa, una notifica di Adsense ha avvisato i publisher che Google avrebbe tolto la monetizzazione da tutti gli articoli che speculavano o mettevano in dubbio la guerra in Ucraina. Questo è un duro colpo a chi ama la libertà di parola, ammesso che questa fantasia esista ancora.
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Quello che è accaduto oggi però è alquanto incredibile e sconvolgente: Google darà maggior risalto ai siti che sponsorizzeranno i contenuti LGBT e per poter usufruire di questi vantaggi, c’è addirittura una prassi da seguire per iscriversi al programma.
Capito di cosa stiamo parlando? Guadagnerai di più se ti unirai alla propaganda pro LGBTQ+.
Che io sia contrario o meno non è questo il punto. Quello che vorrei mettere in risalto è l’aspetto puramente discriminatorio della faccenda. Se io parlo di medicina, scienza, alimentazione, tecnologia o cucina, avrò meno importanza di chi sponsorizza il gran gala del Gay Pride? Siamo seri?
Ed ecco a voi il testo esatto della notifica appena ricevuta da Google Adsense:
Riassumendo questo imbarazzante papiro, Google dice chiaramente che, per partecipare al programma “L’organizzazione del publisher deve essere per la maggior parte di proprietà e sotto la gestione di membri del gruppo con cui si autoidentifica (neri, donne, latinoamericani o LGBTQ+)”.
Nessuna critica, nessun commento, solo un po’ di consapevolezza e rispetto verso coloro che vengono definiti “complottisti” ma che fino a questo momento le hanno azzeccate tutte. Ricorda questa parolina magica: Agenda 2030.
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