Il riconoscimento facciale ti identifica anche se indossi una mascherina
Lo scorso gennaio, la società giapponese NEC, che sviluppa sistemi di riconoscimento facciale, ne ha lanciato uno che sostiene possa identificare le persone che indossano maschere. Se pensi che questa tecnologia arriverà in Italia tra molti anni mi dispiace deluderti ma c’è già e ne ho avuto la prova.
Indossare mascherine sanitarie e occhiali da sole non serve a passare in anonimato perché i software di riconoscimento facciale ti riconoscono all’istante. Il sistema si affila su parti del viso non coperte, come gli occhi, per verificarne l’identità. E anche se hai le lenti colorate poco importa, il softawre ti riconosce comunque.
La verifica richiede meno di un secondo, con un tasso di precisione superiore al 99,9%, afferma NEC.
La Met Police utilizza il riconoscimento facciale NeoFace Live di NEC per confrontare i volti in mezzo alla folla con quelli su una lista di controllo. Alcune compagnie aeree come Lufthansa e Swiss International Airlines lo stanno testando da mesi e in Italia, alcune forze di polizia hanno già in dotazione videocamere super potenti che in meno di un secondo ti isdentificano anche se indossi occhiali da sole e mascherina.
A Tokio, NEC sta addirittura testando il sistema per i pagamenti automatizzati in un centro commerciale.
Lo fanno per agevolare le forze dell’ordine nella cattura dei criminali o è un metodo altamente invasivo per avere il pieno controllo sugli esseri umani? Perché inserire videocamere in ogni angolo delle città e addirittura realizzare droni con videocamere con riconoscimento facciale?
Shinya Takashima, vicedirettore della divisione piattaforma digitale di NEC, ha detto all’agenzia di stampa Reuters che la tecnologia potrebbe aiutare le persone a evitare il contatto con le superfici in una serie di situazioni. Era stato introdotto poiché “i bisogni crescevano ancora di più a causa della situazione del coronavirus”, ha aggiunto.
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Sarebbe quindi la prevenzione il loro obiettivo? Scusate se ne dubito fortemente.
L’immagine seguente spiega in modo approssimativo come funziona la tecnica dei software del riconoscimento facciale. La fonte da cui ho attinto l’immagine è la BBC ma l’ho modificata non solo per tradurla ma anche perché hanno omesso qualcosa di importante:
Nel primo punto della foto originale, il sito della BBC sostiene che i dati dei visi siano raccolti dalle foto presenti negli archivi dalle forze dell’ordine ma io non la vedo assolutamente così; le foto dei nostri visi le abbiamo fornite noi stessi in tutti questi anni “grazie” ai nostri smartphone. Dove pensi che siano andati a finire tutti i selfie e le foto di gruppo postate sui vari Facebook, Instagram e via dicendo? E ci siamo scordati delle foto che ci invecchiavano o ringiovanivano di FaceApp? Esatto, siamo stati noi con la nostra ingenuità a fornire non solo le foto ma anche tantissimi altri dati personali…
Prima della pandemia di coronavirus, gli algoritmi di riconoscimento facciale non riuscivano a identificare il 20-50% delle immagini di persone che indossavano maschere facciali, secondo un rapporto del National Institute of Standards and Technology.
Ma entro la fine del 2020, ha riportato un notevole miglioramento della precisione. Pura coincidenza vero?
Dichiarato illegale
Il riconoscimento facciale è tuttavia al centro di controversie. Ci sono state domande sul modo in cui i sistemi riconoscono le tonalità più scure della pelle, insieme a preoccupazioni etiche sull’invasione della privacy.
Ad agosto, l’uso di tali sistemi da parte delle forze di polizia gallesi è stato dichiarato illegale in un caso promosso da un attivista per i diritti civili.
E negli Stati Uniti le grandi aziende tecnologiche, tra cui Amazon e IBM, hanno sospeso l’uso del software di riconoscimento facciale da parte degli agenti di polizia, per dare ai legislatori il tempo di considerare la legislazione su come dovrebbe essere implementato.
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