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La Nuova Zelanda sperimenta il riconoscimento facciale al supermercato

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La polizia ci vede vantaggi, ma le persone temono per la propria privacy

I negozi di alimentari della Nuova Zelanda stanno adottando la tecnologia di riconoscimento facciale, suscitando un dibattito nazionale sulle sue implicazioni per la privacy e i pregiudizi.

La vicecommissaria di polizia Tania Kura ha chiesto un dibattito aperto sull’uso del riconoscimento facciale in aree commerciali, riconoscendo i benefici della tecnologia nel migliorare l’efficienza e la sicurezza, ma riconoscendo anche la necessità di bilanciare questi benefici con i diritti e le libertà individuali.

La spinta per la discussione è stata una risposta a un nuovo trial di riconoscimento facciale annunciato da Foodstuffs North Island, una cooperativa di negozi di alimentari che pianifica di implementare la tecnologia in 25 dei suoi negozi per 6 mesi per affrontare la criminalità minorile.

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Oltre alla sorveglianza dei ladri, i clienti in Nuova Zelanda vengono monitorati anche in modi inaspettati. Woolworths ha introdotto clausole nei termini e condizioni della sua carta fedeltà che consentono la registrazione delle targhe, così come video e audio dei clienti per scopi di identificazione. Queste pratiche hanno sollevato preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza.

Simili conversazioni sul riconoscimento facciale nel settore del commercio al dettaglio stanno avvenendo nell’Australia vicina, dove Woolworths è stato criticato per le sue pratiche di sorveglianza. Il governo australiano ha annunciato piani per esplorare l’uso di strumenti di riconoscimento facciale nel commercio al dettaglio e sta considerando regolamentazioni per l’intelligenza artificiale.

L’ampia adozione della tecnologia di riconoscimento facciale nei negozi di alimentari ha suscitato un dibattito nazionale sia in Nuova Zelanda che in Australia, suscitando discussioni sulla privacy, la sicurezza e il bilanciamento tra progressi tecnologici e diritti individuali.

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