L’Italia obbliga Cloudflare a bloccare i siti pirata
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La guerra allo streaming illegale ha alzato l’asticella
L’ultimo ricorso di Cloudflare contro un’ingiunzione di blocco DNS è stato respinto. Il Tribunale di Milano ha ritenuto che, poiché Cloudflare blocca già altri contenuti, dovrebbe essere possibile limitare l’accesso a tre siti di torrent. La società di infrastrutture Internet non ha commentato l’ordinanza, ma ora si trova ad affrontare la prospettiva di ulteriori richieste di blocco dei siti in Italia.
Il blocco dei siti web è diventato uno strumento antipirateria sempre più comune. I tribunali hanno ordinato agli ISP di decine di Paesi di bloccare i siti pirata.
Più recentemente, queste richieste di blocco si sono estese anche ai fornitori di DNS. In Germania, ad esempio, un tribunale ha ordinato al DNS resolver Quad9 di impedire agli utenti di accedere al sito di pirateria musicale Canna.to.
Il tribunale ha ordinato a Cloudflare di bloccare i siti Torrent
Anche Cloudflare, uno dei maggiori DNS resolver, è sotto tiro. In Italia, diverse aziende musicali, tra cui Sony Music, Warner Music e Universal, hanno portato Cloudflare in tribunale, chiedendo il blocco di tre siti torrent sul resolver 1.1.1.1, liberamente disponibile, dell’azienda.
L’anno scorso, un tribunale italiano si è schierato dalla parte delle case discografiche. Con un’ordinanza provvisoria, il tribunale ha ordinato il blocco di kickasstorrents.to, limetorrents.pro e ilcorsaronero.pro, tre domini che sono già bloccati dagli ISP in Italia a seguito di un ordine dell’autorità di regolamentazione locale AGCOM.
Cloudflare non ha gradito la decisione del tribunale e ha immediatamente protestato contro l’ingiunzione. La contestazione è fallita lo scorso novembre, quando il tribunale ha confermato la sua decisione iniziale, respingendo le obiezioni di Cloudflare.
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Tra le altre cose, il tribunale ha ritenuto che l’ordine di blocco non richieda al DNS resolver di sorvegliare l’attività degli utenti, come contestato da Cloudflare. Un obbligo generale di monitoraggio per gli intermediari online violerebbe il diritto dell’UE, ma il tribunale ha stabilito che ciò non è rilevante in questo caso.
“L’obbligo di Cloudflare di intervenire per impedire la risoluzione dei nomi non deriva da un dovere generale di sorveglianza, ma sorge con la segnalazione della specifica attività illegale svolta attraverso il servizio DNS pubblico”, ha dichiarato il tribunale.
La Corte conferma l’obbligo di blocco del DNS
La sentenza è stata una battuta d’arresto per Cloudflare, ma non è stata la sua unica sfida. L’azienda americana ha presentato un’ulteriore richiesta di chiarimento sull’attuazione tecnica dell’ordine di blocco. Secondo Cloudflare, le misure di blocco interrompono gravemente il suo servizio DNS, anche rispetto ai concorrenti.
In una nuova sentenza della scorsa settimana, il Tribunale di Milano ha respinto anche queste argomentazioni. Secondo il tribunale, l’ordinanza originale confermava già che il blocco del sito è tecnicamente fattibile. Qualsiasi questione relativa all’efficienza tecnica delle misure non rientra nell’ambito del procedimento ingiuntivo.
Il Tribunale di Milano ha inoltre sottolineato che Cloudflare blocca già i contenuti sui suoi server DNS. Ad esempio, sul suo risolutore DNS per le famiglie.
“Le prove agli atti sembrano suggerire che la ricorrente stessa predisponga sistemi di verifica preventiva generale sui contenuti dei siti che serve, con riferimento al monitoraggio dei contenuti inadatti ai minori o ai reati legati alla pedofilia”, ha osservato il tribunale.
I titolari dei diritti preparano le richieste di follow-up
Le aziende musicali sono soddisfatte della conferma del tribunale. Secondo l’IFPI, il gruppo dell’industria musicale, si tratta di un importante precedente che conferma che gli intermediari online, compresi i risolutori DNS, possono essere obbligati ad adottare misure anti-pirateria.
Sebbene l’ordine in questione si applichi solo a tre siti, l’autorità locale di regolamentazione delle telecomunicazioni AGCOM ha già ordinato agli ISP locali di bloccare migliaia di domini legati alla pirateria. Ciò significa che anche Cloudflare potrebbe essere oggetto di richieste successive.
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Enzo Mazza, amministratore delegato del gruppo dell’industria musicale italiana FIMI, informa TorrentFreak che l’industria musicale ha effettivamente in programma di richiedere ulteriori blocchi. Non solo a Cloudflare, ma anche ad altri intermediari online.
“Continueremo la nostra strategia basata sugli ordini di blocco emessi dall’AGCOM. Questo comporterà nuove richieste a Cloudflare e potenzialmente ad altre piattaforme simili che non rispettano gli ordini di blocco dell’AGCOM”, afferma Mazza.
Cloudflare ha promesso di combattere
Cloudflare è stata contattata da diversi siti ma nessuno di essi ha ottenuto risposta. In precedenza, l’azienda aveva dichiarato che avrebbe fatto tutto il possibile per protestare contro gli ordini di blocco dei DNS, che potrebbero riguardare anche altri Paesi.
“Poiché tale blocco si applicherebbe a livello globale a tutti gli utenti del resolver, indipendentemente dalla loro ubicazione, interesserebbe gli utenti finali al di fuori della giurisdizione del governo bloccante”, ha osservato Cloudflare.
Lo scorso settembre, l’azienda ha dichiarato di non aver ancora bloccato i contenuti attraverso il resolver DNS pubblico 1.1.1.1. Si affida invece a un “rimedio alternativo” per rispettare l’ordine del tribunale italiano.
In seguito all’ultima ordinanza del tribunale, le possibilità di Cloudflare di ricorrere contro le ingiunzioni provvisorie sono esaurite. Tuttavia, l’azienda potrebbe ancora intentare una causa per contestare la fondatezza dei requisiti di blocco.
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