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Sport e privacy: riconoscimento facciale allo stadio Olimpico di Roma

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Questa sospetta tecnologia acquistata nel 2021, servirebbe a identificare i tifosi soggetti a Daspo

Un’inchiesta di IrpiMedia ha rivelato che lo stadio Olimpico di Roma è dotato di un sistema di riconoscimento facciale simile a Sari, la tecnologia in uso alle forze dell’ordine. Il sistema, chiamato Reco Finder, è stato installato nel 2021 dalla società Reco 3.26, costola di quella che ha progettato Sari.

Reco Finder consente di identificare in tempo reale i soggetti sottoposti a Daspo, il divieto di accedere a manifestazioni. Il sistema confronta le immagini riprese all’interno dello stadio con quelle di una banca dati di persone fotosegnalate.

La società Sport e Salute, che ha in gestione l’Olimpico e la questura di Roma hanno sostenuto che il sistema servirebbe a identificare “solamente” i tifosi violenti o responsabili di comportamenti antisportivi.

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Tuttavia, il Garante della privacy ha confermato di non aver ricevuto alcuna richiesta di valutazione del sistema. Considerando la “natura di sanzione amministrativa del Daspo” e il controllo biometrico in tempo reale fornito da Reco Finder, Sport e Salute e la Digos avrebbero dovuto rivolgersi all’Autorità garante per ricevere l’autorizzazione.

Inoltre, non ci sono comunicazioni e segnalazioni alle tifoserie rispetto all’uso di questo sistema all’ingresso dello stadio. I tifosi hanno dichiarato di non essere stati informati rispetto all’eventuale installazione di sistemi di riconoscimento facciale per il Daspo.

La questione solleva una serie di interrogativi sulla privacy e la sicurezza dei tifosi. Il sistema potrebbe essere utilizzato per identificare anche persone che non sono state fotosegnalate, ma che sono comunque considerate pericolose dalle forze dell’ordine. Inoltre, il sistema potrebbe essere utilizzato per raccogliere dati biometrici dei tifosi, che potrebbero essere utilizzati per altri scopi.

Il Garante della privacy dovrebbe intervenire per verificare la conformità del sistema alle normative sulla privacy. Inoltre, la società Sport e Salute e la questura di Roma dovrebbero informare i tifosi dell’esistenza del sistema e delle sue modalità di utilizzo.

Le mie perplessità

Il fatto che lo Stadio Olimpico di Roma abbia implementato un sistema di riconoscimento facciale non è una novità. L’idea, da tempo maturata dalla Lega Serie A, solleva diverse preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati personali dei cittadini. Sebbene la tecnologia possa sembrare futuristica e innovativa, è importante esaminare attentamente i suoi risvolti negativi.

In primo luogo, il riconoscimento facciale rappresenta una minaccia alla privacy individuale. Con un sistema del genere in funzione, ogni volta che una persona varca le porte dello stadio, il suo volto viene catturato e analizzato. Ciò significa che le informazioni biometriche sensibili di migliaia di individui sono memorizzate e potenzialmente accessibili da terze parti non autorizzate. Questo solleva gravi dubbi sulla protezione dei dati personali e sulla possibilità di abusi o violazioni della privacy.

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Inoltre, il riconoscimento facciale può portare a discriminazioni e profilazioni ingiuste. La tecnologia potrebbe essere utilizzata per identificare e monitorare specifici individui, creando una sorta di sorveglianza costante. Ciò potrebbe avere implicazioni negative per la libertà individuale e il diritto alla privacy. Inoltre, esiste il rischio che il sistema di riconoscimento facciale possa essere soggetto a errori, portando a identificazioni errate o a confusione tra persone simili, con conseguenze potenzialmente dannose per gli individui coinvolti.

Infine, l’implementazione di un sistema di riconoscimento facciale solleva interrogativi sulla trasparenza e sul controllo democratico. È importante che tali decisioni tecnologiche siano prese in modo partecipativo e che siano chiare le modalità di utilizzo e la gestione dei dati raccolti. Il coinvolgimento dei cittadini e la trasparenza sono fondamentali per evitare abusi di potere e garantire che i diritti fondamentali siano rispettati.

Purtroppo, sono più che convito che questo metodo che io reputo altamente invasivo, diventerà presto una “misura di sicurezza” obbligatoria che verrà sicuramente adottata in tutto l’Unione Europea. Staremo a vedere.

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