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Sorveglianza online in UK: cittadini spiati e contenuti online censurati durante la pandemia

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Nuovi documenti rivelano che le autorità del Regno Unito hanno preso in considerazione l’inserimento di dipendenti governativi all’interno delle aziende di social media per formare una sorta di “KGB digitale” che controllerebbe il discorso online durante la pandemia. Questo emerge dai verbali recentemente rilasciati del consiglio di amministrazione dell’Unità contro la disinformazione (CDU).

I documenti mostrano che, come molti avevano sospettato, le autorità britanniche erano attivamente impegnate nel monitorare i discorsi online dei cittadini e nel segnalare determinati punti di vista per la rimozione. In un momento, hanno discusso di una strategia per “inserire” funzionari pubblici in varie aziende che gestivano le piattaforme di social media, e non c’è nulla nel documento che indichi che non abbiano attuato questo piano.

L’unità CDU, ribattezzata in seguito “Team informazioni online per la sicurezza nazionale” in risposta alle numerose critiche, sostiene di “contrastare la disinformazione e le narrative degli stati ostili”, ma l’agenzia, insieme a appaltatori privati assunti dal governo, è stata messa in carica di sorvegliare i cittadini britannici e di far tacere coloro che erano considerati “dissidenti delle misure anti-Covid”.

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Invece di concentrarsi sugli avversari stranieri che diffondevano informazioni errate, hanno preso di mira i cittadini britannici – da giornalisti e professionisti medici a politici – che criticavano il governo.

Un informatore della 77a Brigata ha spiegato in modo anonimo a Big Brother Watch che l’unità militare ha aggirato il divieto di spiare i cittadini britannici fingendo essenzialmente che le persone che stavano monitorando potessero essere agenti stranieri.

“Per eludere i chiari problemi legali di un’unità militare che monitorava il dissenso interno, la visione prevalente era che a meno che un profilo non indicasse esplicitamente il vero nome e la nazionalità, il che ovviamente è estremamente raro, potevano essere considerati agenti stranieri e oggetto legittimo di segnalazione”, ha dichiarato l’informatore.

Questo è un allarmante caso di “mission creep”, in cui denaro pubblico e persino il potere militare sono stati malutilizzati per monitorare accademici, giornalisti, attivisti e parlamentari che criticavano il governo, in particolare durante la pandemia.

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