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Apple rompe con la Cina: la produzione si sposta in India

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Una svolta epocale nella strategia produttiva

Apple accelera la fuga dalla Cina. Complice l’intensificarsi della guerra commerciale tra Washington e Pechino, l’azienda di Cupertino ha deciso di trasferire gran parte della produzione di iPhone in India, con l’obiettivo di coprire l’intera domanda statunitense entro il 2026.

Secondo fonti governative indiane e report del settore, si tratta di un cambio radicale nella catena di fornitura globale del colosso tech. In ballo ci sono dazi, logistica, tensioni geopolitiche e la necessità crescente di ridurre la dipendenza dal gigante asiatico.

Perché l’India?

I motivi sono strategici e politici. Da un lato, i dazi USA fino al 145% sulle importazioni cinesi stanno erodendo il valore di mercato di Apple (oltre 700 miliardi di dollari bruciati in poche settimane). Dall’altro, l’India offre costi di manodopera più bassi, incentivi fiscali e un forte supporto governativo.

A marzo, Foxconn e Tata hanno già spedito 2 miliardi di dollari di iPhone “Made in India” verso gli Stati Uniti. Attualmente l’India rappresenta circa il 20% della produzione globale di iPhone, ma per soddisfare il fabbisogno USA dovrà raddoppiare entro il 2026.

Il piano di disaccoppiamento da Pechino

Il disaccoppiamento non è solo un desiderio politico: è una realtà in costruzione. Le politiche protezionistiche americane vogliono ridurre la dipendenza dalla Cina in settori strategici come tecnologia, semiconduttori e produzione avanzata.

E Apple si adegua. Il CEO Tim Cook ha confermato l’intenzione di spostare l’origine degli iPhone venduti negli USA verso l’India, citando “imperativi economici e logistici”.

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Le difficoltà non mancano

Ma non è tutto oro quel che luccica. Gli esperti avvertono: la Cina resta insostituibile per la produzione di chip e componenti ad alta tecnologia. La manodopera e le infrastrutture indiane non sono ancora pronte per un rimpiazzo completo.

“Non basta spostare le linee di assemblaggio”, spiega Fraser Johnson, esperto di supply chain. “Serve una filiera intera, e oggi la Cina resta centrale.”

Secondo Wedbush Securities, produrre gli iPhone negli USA triplicherebbe i costi, rendendoli invendibili. Quindi no, l’alternativa americana non è sul tavolo. L’unica vera candidata è l’India — almeno per ora.

Impatto globale e nuove alleanze

Se la transizione avrà successo, l’India potrebbe diventare il nuovo polo manifatturiero globale per l’elettronica, attirando anche altri giganti tech. Ma Vietnam e altri Paesi del Sud-Est asiatico restano in corsa per intercettare parte di questa “fuga dalla Cina”.

L’impatto di questa strategia si estende oltre Apple: ridefinisce gli equilibri geopolitici e mette in luce la vulnerabilità delle supply chain globali in un contesto di conflitti commerciali, pandemie e tensioni politiche.

Un nuovo capitolo per Apple (e non solo)

La mossa di Apple non è una semplice delocalizzazione, ma un atto di sopravvivenza strategica in un mondo che cambia. La Cina non è più un partner stabile: l’India, con tutti i suoi limiti, rappresenta una scommessa sul futuro.

Come ha dichiarato Tim Cook, questa transizione è realistica, non rivoluzionaria. Ma potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella produzione tecnologica globale — e il primo vero passo verso un mondo post-Cina.

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