Caccia ai chip: la Cina spia i Paesi Bassi per rubare i segreti dei semiconduttori

Il Paese che ha rivoluzionato l’industria dei semiconduttori è ora al centro di un’operazione globale di spionaggio. I Paesi Bassi, leader indiscussi nella tecnologia per la produzione di chip avanzati, stanno affrontando una crescente offensiva informatica da parte della Cina, che mira a rubare proprietà intellettuale cruciale per sostenere le ambizioni militari di Pechino.
A lanciare l’allarme è stato Ruben Brekelmans, Ministro della Difesa olandese, intervenuto al forum Shangri-La Dialogue di Singapore. Secondo Brekelmans, l’intera società cinese è mobilitata per ottenere tecnologia avanzata olandese — non solo con attacchi informatici, ma anche tramite partnership, acquisizioni, investimenti legali e ricerca condivisa.
I servizi di intelligence olandesi non hanno dubbi: la minaccia più attiva e sistematica è proprio la Cina. E al centro del mirino ci sono i semiconduttori, cuore pulsante della transizione digitale globale. I Paesi Bassi non sono solo all’avanguardia: rappresentano un collo di bottiglia tecnologico che Pechino non può ignorare.
L’agenzia di intelligence militare olandese, nel suo ultimo rapporto, parla chiaramente di “trasferimento indesiderato di conoscenze” da parte di operatori cinesi nei settori più sensibili: dai semiconduttori all’aerospazio, fino alla cantieristica navale. E non si tratta di eventi isolati: queste operazioni continuano, mese dopo mese.

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Ma la situazione va ben oltre lo spionaggio industriale. Le infrastrutture critiche e i sistemi di telecomunicazione europei sono anch’essi sotto attacco. Il gruppo di hacker cinesi noto come “Salt Typhoon”, legato allo Stato, è stato identificato nelle reti USA, e secondo gli 007 olandesi starebbe già puntando alle telecom europee. Il timore è che, in caso di crisi — come un eventuale conflitto su Taiwan — Pechino possa sferrare attacchi informatici paralizzanti contro strutture militari e civili occidentali.
Non a caso, Michael Ellis, vicedirettore della CIA, ha definito la Cina “una minaccia esistenziale” per la sicurezza digitale e militare dell’Occidente. E l’ultima valutazione dell’intelligence americana è netta: Pechino è la più aggressiva e persistente potenza cyber in attività.
Nel frattempo, il malcontento cresce anche tra gli alleati. Dagli Stati Uniti alla Svezia, le voci critiche si moltiplicano. Il vicepremier svedese Ebba Busch ha messo in guardia l’Europa dal rischio di una dipendenza eccessiva dalla Cina per le materie prime, paragonandola — con toni preoccupati — alle crisi energetiche del passato.
Nel pieno di questo scontro silenzioso ma feroce, i Paesi Bassi si ritrovano in una posizione cruciale ma vulnerabile. Difendere il proprio know-how tecnologico non è più solo una questione economica: è diventata una questione di sicurezza nazionale e stabilità globale. E con l’intensificarsi della pressione cinese, l’Europa è chiamata a scegliere: restare spettatrice o iniziare a giocare in difesa.
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