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Pirateria streaming: “furto su scala industriale” e Big Tech sotto accusa

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Un nuovo rapporto di Enders Analysis scuote l’industria dell’intrattenimento: la pirateria di eventi sportivi e programmi TV premium viene definita come un “furto su scala industriale” che ogni anno costa miliardi a colossi come Sky e Premier League.

Il documento punta il dito contro Amazon, colpevole di vendere dispositivi Fire TV Stick a prezzi troppo bassi, e contro Google e Microsoft, accusate di disinteresse nei confronti dei sistemi DRM che dovrebbero proteggere i contenuti. Insomma, le Big Tech sarebbero parte del problema.

Il mercato pirata: una minaccia globale

Il rapporto non lascia spazio a interpretazioni: lo streaming illegale rappresenta una minaccia diretta per l’economia creativa del Regno Unito e non solo. Secondo Claire Enders, fondatrice dell’azienda, la pirateria costa miliardi a creatori, broadcaster e piattaforme di streaming in tutto il mondo. Dati alla mano, quasi il 60% dei pirati utilizza dispositivi Fire TV per accedere ai contenuti in modo illecito.

Tutti d’accordo (troppo d’accordo?)

Ciò che colpisce è la totale unità di intenti tra emittenti, major di Hollywood, etichette discografiche e leghe sportive: tutti concordano su chi siano i colpevoli, su cosa fare e su chi debba agire. Una coesione così compatta da sembrare sospetta, soprattutto per un problema così complesso.

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Le Big Tech? “Ambivalenti e inerti”

Secondo Enders, Amazon, Google, Microsoft e Meta sono “ambivalenti e inerti” rispetto al tema pirateria. Google (Widevine) e Microsoft (PlayReady), per esempio, offrono soluzioni DRM ormai vecchie e poco aggiornate. Il risultato? I contenuti protetti vengono piratati con facilità, alimentando un ecosistema illegale sempre più efficiente.

Le soluzioni mancano (ma le accuse no)

Nonostante le dure critiche, il rapporto non offre soluzioni nuove. Chiedere ad Amazon di impedire gli abusi dei suoi dispositivi è realistico? Probabilmente no. L’azienda è anche titolare di diritti TV e membro di alleanze antipirateria. Accusarla di complicità legale sarebbe un vicolo cieco.

Nel frattempo, milioni di utenti continuano a preferire lo streaming pirata per via di costi elevati, frammentazione delle piattaforme e scarsa accessibilità.

Un dibattito ancora aperto

Il Financial Times, che ha riportato per primo il rapporto, ha raccolto decine di commenti in netto contrasto con l’analisi. Molti utenti vedono la pirateria come una risposta al caos dell’offerta legale, più che un crimine da punire.

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