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La 500 elettrica manda in cassa integrazione 2400 dipendenti

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L’ennesima conferma che i veicoli elettrici non convincono più nessuno

La situazione alla Stellantis, ex FIAT, di Torino è davvero preoccupante. La casa automobilistica ha annunciato la decisione di mettere in cassa integrazione 2400 lavoratori dal 19 ottobre al 3 novembre, a causa della mancanza di domanda sufficiente di autovetture. Questa situazione riguarda in particolare le linee di produzione della Maserati, ma anche quelle della 500 B EV, ovvero la versione elettrica della famosa 500 che avrebbe dovuto garantire l’occupazione nell’area torinese.

La sospensione dell’impianto, secondo le parti coinvolte, è indubbiamente dovuta a un calo della domanda. Mentre per la Maserati si potrebbe parlare anche di un problema di aggiornamento delle linee di produzione, per la 500 B EV invece l’incredulità è alta: come fa un’auto elettrica, simbolo di modernità e con un design accattivante, a non avere successo? Evidentemente, il prezzo di 26.500 euro per una 500, anche se elettrica e “Green”, viene ritenuto troppo elevato dal pubblico.

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Il problema è che non esiste una soluzione facile a questa situazione: il sindacato UILM propone la produzione di un nuovo modello, ma questo dovrebbe adeguarsi alle richieste di un mercato sempre più limitato nei soldi disponibili, quindi non dovrebbe essere un modello elettrico, ma a combustione interna, come fa la DR. Trasferire parte del personale ad altri impianti non è nemmeno una soluzione accettabile, poiché se il mercato non si riprende, prima o poi anche gli altri impianti verranno colpiti dalla crisi. Il sindacato UGL sottolinea come l’introduzione del centro di ricerca sulle batterie non compenserà le perdite di posti di lavoro causate dal calo della domanda.

Il problema evidente qui è che il mercato non sembra accettare le auto elettriche, principalmente a causa di una serie di problemi, soprattutto di natura economica. Anche con gli incentivi, le auto elettriche risultano ancora troppo costose rispetto alle prestazioni offerte. Inoltre, la diminuzione del reddito disponibile in Italia rende necessari modelli più economici sia in termini di prezzo che di consumi, e ovviamente le auto elettriche non vengono percepite come tali.

Questo della ex FIAT tuttavia non è un caso isolato; nel mondo, sono diverse le aziende che a causa della mancanza di richiesta, stanno diminuendo drasticamente la produzione dei veicoli elettrici. La transizione verso l’elettrico, imposta dalle scadenze stabilite dalla Commissione Europea, sta solo contribuendo a mettere ulteriormente in crisi il settore automobilistico nazionale. Ci siamo infilati in una strada senza uscita per l’industria automobilistica europea, vantaggiosa solo per la Cina. Per invertire questa situazione, dovremmo prendere esempio dal Regno Unito e abbandonare o rivedere l’idea di abbandonare completamente le auto a combustione interna. Ma avete mai visto un funzionario europeo tornare indietro dopo una scelta?

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