Google mette la pubblicità nell’IA: rivoluzione o invasione?

Era solo questione di tempo: Google ha iniziato a integrare gli annunci pubblicitari nei risultati generati dall’intelligenza artificiale. Dopo aver rivoluzionato la ricerca con le AI Overviews e la modalità AI, ora arriva anche la monetizzazione. Ma cosa cambia davvero per utenti, inserzionisti e l’intero ecosistema digitale?
Annunci sponsorizzati nelle risposte dell’IA
Durante l’evento Marketing Live 2025, Google ha confermato ciò che molti sospettavano: gli annunci compariranno direttamente all’interno delle risposte generate dall’IA, in posizioni “naturali” e logiche. Non solo: contenuti sponsorizzati appariranno anche in fondo alla pagina, come link a materiali aggiuntivi.
In pratica, quando un utente fa una domanda su Google, riceverà una risposta sintetizzata dall’intelligenza artificiale arricchita da link utili… e da pubblicità. Il tutto contrassegnato come “sponsorizzato”, ma comunque parte integrante della nuova esperienza di ricerca.
Perché Google lo sta facendo?
La risposta è semplice: investimenti miliardari nell’IA che devono generare ritorni concreti. A differenza delle startup, Google non può permettersi il lusso di una crescita lenta. Deve monetizzare subito, sfruttando la sua imponente infrastruttura pubblicitaria e i dati raccolti in anni di dominio nella ricerca online.
Già prima, con AdSense integrato nei chatbot di terze parti, l’intenzione era chiara. Ora si passa al livello successivo: la pubblicità diventa parte dell’IA.

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Anche OpenAI e Perplexity si muovono
Google non è sola. Anche OpenAI ha un piano: passare da un modello freemium a un ecosistema più redditizio basato sulla conoscenza profonda degli utenti. Sam Altman punta a un LLM “onnisciente”, capace di raccogliere ogni dettaglio della vita degli utenti. Il fine? Una pubblicità ultra-mirata.
Nel frattempo, Perplexity AI già collabora con brand come Whole Foods e Indeed, inserendo annunci nelle sue risposte. L’integrazione con Shopify consente perfino di fare acquisti direttamente dalla ricerca. L’azienda ha in mente anche un browser proprietario basato sull’intelligenza artificiale per raccogliere ancora più dati.
Gli utenti si fidano davvero?
Non proprio. Molti utenti vedono con diffidenza questa svolta pubblicitaria dell’IA. Secondo recenti sondaggi:
- oltre un terzo ritiene che i brand non dovrebbero usare l’IA per fare pubblicità
- la maggior parte chiede etichette chiare per ogni contenuto sponsorizzato
- cresce la preoccupazione per la privacy, soprattutto se le startup implementano sistemi di tracciamento invasivi
Inoltre, strumenti come le AI Overviews potrebbero danneggiare i siti web tradizionali, che rischiano di perdere visibilità e ricavi pubblicitari, visto che le risposte AI riassumono i contenuti senza generare traffico diretto.
Pubblicità e intelligenza artificiale: matrimonio forzato?
Per ora, i risultati restano da vedere. Google ha generato 67 miliardi di dollari in pubblicità senza l’IA solo nel primo trimestre del 2025. La sfida sarà mantenere questi numeri, integrando l’AI senza snaturare l’esperienza utente e senza alienare un pubblico sempre più consapevole (e diffidente).
La pubblicità nell’intelligenza artificiale è appena cominciata. Ma tra privacy, trasparenza e fiducia, il confine tra innovazione e invasione si fa sempre più sottile.
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