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LaLiga e il blocco degli IP: una lotta alla pirateria che colpisce i siti legali

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L’autorizzazione di un tribunale spagnolo a LaLiga di bloccare gli indirizzi IP di Cloudflare per contrastare i servizi IPTV pirata sta generando effetti collaterali imprevisti: numerosi siti legali finiscono oscurati. Sebbene LaLiga minimizzi l’entità del problema, definendo i danni limitati, esperti e segnalazioni indipendenti denunciano un overblocking su larga scala, alimentando un dibattito acceso tra lotta alla pirateria e tutela degli utenti.

Durante una recente conferenza, il presidente di LaLiga, Javier Tebas, ha difeso con passione la sua missione contro la pirateria – o, come la chiama lui, i “marziani”. Per Tebas, il fenomeno costa al calcio spagnolo tra 600 e 700 milioni di euro all’anno. Grazie al sostegno giudiziario, LaLiga blocca circa 3.000 indirizzi IP ogni weekend, dalle 12 di sabato a tarda domenica sera, mirando a interrompere le trasmissioni illegali delle partite.

Tebas è inflessibile: il blocco è mirato e necessario. Ma c’è un rovescio della medaglia: ogni IP di Cloudflare può ospitare fino a 2.000 risorse web non pirata. Quando LaLiga colpisce, questi siti innocenti diventano inaccessibili, trasformati – secondo Tebas – in “scudi umani” usati da Cloudflare per proteggere i pirati. Il presidente liquida molte lamentele come “rumore” esagerato, accusando persino Google di orchestrare campagne contro il blocco, come nel caso dell’interruzione di Google Drive in Italia con Piracy Shield.

A differenza di Cloudflare, la CDN olandese CDN77 – specializzata in video streaming con 300 PB al giorno – ha scelto la via della cooperazione. “Quando rileviamo un IP pirata di CDN77, li avvisiamo,” spiega Tebas. “Loro lo rimuovono, lo sostituiscono e lo bloccano.” Questo approccio evita il blocco diretto da parte di LaLiga, ma recenti segnalazioni suggeriscono che anche alcuni IP di CDN77 siano finiti nella rete, mettendo in dubbio l’efficacia dell’accordo.

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Overblocking: realtà o esagerazione?

LaLiga insiste: non c’è un problema diffuso. “Cloudflare parla di milioni di utenti colpiti, ma non l’ha dimostrato in tribunale,” ribatte Tebas. “Noi abbiamo provato il contrario.” Il tribunale sembra dargli ragione, ma su X l’amministratore di sistema

@jaumepons documenta un impatto ben più ampio, con siti legali oscurati durante le partite. Verificare queste affermazioni dall’estero è complesso, ma Cloudflare ed esperti di rete concordano: il blocco indiscriminato è reale e significativo.

LaLiga agisce con il supporto della legge, mirando IP specifici legati a IPTV pirata. Se il giudice non vede problemi, chi può contestarlo? Eppure, il danno collaterale è innegabile: ogni IP bloccato trascina con sé risorse legittime. Tebas lo considera un male necessario; i critici, un abuso tecnologico. Intanto, il calcio spagnolo protegge i suoi interessi, ma a quale costo per il web libero?

La strategia di LaLiga contro la pirateria è chiara e determinata, ma il prezzo pagato dagli utenti – e dai siti legali – solleva interrogativi. Tra la visione di Tebas e le denunce di overblocking, la verità sta nel mezzo: una lotta giusta, forse, ma con effetti collaterali che nessuno può più ignorare. Mentre il blocco continua, il dibattito su privacy, equità e tecnologia si fa sempre più urgente.

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