Calcio robotico 3 contro 3: a Pechino va in scena il futuro dello sport

Un campo, sei robot, un pallone e una sfida tutta cinese: non è fantascienza, è la ROBO League, il primo torneo di calcio 3 contro 3 interamente giocato da robot umanoidi autonomi. A ospitare l’evento è stata Pechino, che ha fatto da palcoscenico alla finalissima tra due colossi universitari: THU Robotics della Tsinghua University e Mountain Sea della China Agricultural University. Il risultato? Un sorprendente 5-3 per la squadra della Tsinghua, ma il vero vincitore è stato il futuro della robotica.
La prima partita “umana” tra robot
Quella giocata in Cina non è stata una semplice dimostrazione tecnica: è stata una partita vera, giocata secondo regole modificate per adattarsi alle capacità (ancora limitate) dei partecipanti. Ma, attenzione: non si trattava di macchine radiocomandate o programmate da remoto. I sei robot in campo erano totalmente autonomi, capaci di orientarsi, giocare, rialzarsi da soli in caso di caduta e addirittura gestire il contatto fisico – seppur “involontario”.
Una conquista significativa, se si pensa che fino a pochi anni fa un robot che perdeva l’equilibrio restava a terra come un sacco di ferraglia. Oggi, invece, può muoversi con una velocità fino a 1 metro al secondo, scartare, dribblare, inseguire la palla e cooperare con i propri compagni. Un salto evolutivo straordinario nel mondo della robotica dinamica.
Un assaggio dei Mondiali di robotica 2025
Questa partita ha rappresentato un test cruciale in vista dei World Robot Games 2025, dove il calcio robotico sarà una delle discipline più spettacolari. Se oggi i robot somigliano ancora a bambini di cinque anni alle prime armi con il pallone, domani potrebbero essere molto di più.
A dirlo è Cheng Hao, fondatore di Booster Robotics, che sottolinea come i progressi siano costanti e rapidi. “Il nostro obiettivo – spiega – non è solo farli giocare meglio, ma integrare questi sistemi nella vita reale, in contesti sociali, assistenziali e operativi. Il calcio è solo il punto di partenza”.
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Dallo sport al mondo reale
Dietro a questa iniziativa non c’è solo spettacolo. Le partite di calcio robotico rappresentano un banco di prova perfetto per testare intelligenza artificiale, autonomia, equilibrio, visione artificiale e capacità di interazione in ambienti imprevedibili. Esattamente ciò che serve ai robot per lavorare negli ospedali, nelle case, nei magazzini e perfino nei disastri naturali.
Per questo motivo, gli organizzatori stanno già pianificando una serie di tornei a livello nazionale e internazionale, pensati non solo per intrattenere ma per accelerare la maturazione tecnologica di queste piattaforme robotiche.
Contatti “involontari” e strategie primitive
Per adattare il gioco alle capacità attuali dei robot, le regole sono state semplificate. Ad esempio, i contatti tra i giocatori non sono stati vietati, ma semplicemente tollerati se considerati “involontari”. Una necessità tecnica, certo, ma anche una finestra sul comportamento emergente di questi sistemi.
Anche se la strategia in campo è ancora rudimentale – più simile al caos infantile che a un match tra professionisti – i robot iniziano a prendere decisioni autonome, a individuare spazi vuoti, a tentare passaggi e persino a proteggere la porta.
Il calcio sarà il primo sport a cadere?
Mentre molti si chiedono se l’IA possa un giorno sostituire gli scrittori, i musicisti o i medici, nel frattempo il calcio – lo sport più popolare del mondo – potrebbe essere il primo a cedere il passo all’intelligenza artificiale.
Quello che abbiamo visto a Pechino non è solo un esperimento accademico. È l’anteprima di un futuro molto vicino, in cui i robot non solo giocheranno con noi, ma competereanno tra loro con sempre maggiore abilità. E forse, un giorno, ci batteranno anche su un campo da calcio.
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