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Regno Unito: pirati di IPTV identificati tramite gli ISP

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Nell’era digitale di oggi, la privacy online è una merce rara. Gli utenti di Internet spesso sacrificano le proprie informazioni personali per accedere a vari servizi online, piattaforme di social media e siti web. Tuttavia, resta la domanda: fino a che punto gli Internet Service Provider (ISP) monitorano le attività online dei loro abbonati, soprattutto per quanto riguarda i contenuti piratati?

Un recente articolo su TorrentFreak ha fatto luce sui permessi concessi agli ISP nel Regno Unito per il monitoraggio e la condivisione dei dati relativi ai pirati IPTV (Televisione via Protocollo Internet). L’articolo mette in evidenza che almeno un importante ISP del Regno Unito ha fornito ai detentori dei diritti e ai gruppi antipirateria informazioni sul consumo di contenuti piratati da parte degli abbonati. I documenti legali degli ISP mostrano che hanno ottenuto il permesso di tracciare le attività di pirateria dei clienti e condividere tali informazioni con i gruppi antipirateria quando necessario.

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La discussione sul ruolo degli ISP nel monitorare i dati degli abbonati non è nuova. Nei primi giorni della condivisione di file, sono state proposte soluzioni radicali, ma un’idea che veniva spesso respinta era la possibilità che gli ISP monitorassero e controllassero l’accesso a Internet. Tuttavia, nel tempo, questa idea è diventata realtà, con gli ISP e i fornitori di contenuti spesso presenti sotto lo stesso tetto aziendale.

L’accordo tra gli ISP e le aziende anti-pirateria è stato citato in cause legali, con Sky, un’azienda anti-pirateria con sede nel Regno Unito, che condivide dati con uno o più ISP nel Regno Unito per determinare il consumo di contenuti da vari server ‘pirata’ da parte degli abbonati. Inoltre, Sky ha raccolto dati sugli indirizzi IP ad alto traffico accessibili tramite la sua rete per aiutare un’azienda anti-pirateria che lavora per la Premier League.

Le politiche sulla privacy dei principali ISP del Regno Unito, come Sky e Virgin Media, rivelano che gli abbonati concedono il permesso di condividere i propri dati con organizzazioni terze per la prevenzione e il rilevamento di crimini come frodi, pirateria informatica e riciclaggio di denaro. La politica sulla privacy di Virgin Media afferma che l’azienda raccoglie informazioni sui propri clienti da fonti terze o esterne, comprese agenzie di prevenzione delle frodi e antipirateria. BT, un altro importante ISP del Regno Unito, raccoglie informazioni sull’utilizzo della sua banda larga e può notificare agli abbonati la condivisione illegale sul proprio servizio di banda larga.

È importante notare che, sebbene gli ISP monitorino e condividano dati sui contenuti piratati, non stanno necessariamente spiando le attività online dei loro clienti. Il monitoraggio avviene a livello di traffico, concentrandosi sul traffico in entrata dagli indirizzi IP dei server pirata.

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